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    Toro, riscossa Sanabria: per Juric è l'ideale. Poi un rinforzo a gennaio

    TORINO – Sant’Antonio aiutaci tu. Tonny Sanabria. Professione: salvatore della patria, ancora una volta. Segni particolari: è un paraguaiano che sa interpretare gli schemi in croato. Lo si era già visto bene per un paio di mesi tra settembre e ottobre, quando Belotti aveva alzato una prima volta bandiera bianca. Ora, però, il compito sarà ancor più arduo e prolungato. Cominciamo a fare due conti. Se tutto filerà liscio, il Gallo potrebbe tornare almeno in panchina intorno a metà febbraio. Di qui a Natale contiamo 5 partite in campionato (Empoli, Cagliari, Bologna, Verona e Inter), più una in Coppa Italia (Sampdoria). Poi, dal 6 gennaio: altri 6 incontri (Atalanta, Fiorentina, di nuovo i blucerchiati, Sassuolo, Udinese e Venezia) prima del derby: 20 febbraio. Belotti salterà almeno una decina di partite come minimo, Sanabria potrà respirare poco per non dire pochissimo e dovrà battezzare una Riscossa (maiuscola, difatti) già da domani contro i toscani. […]

    La riscossa in campo e sul mercato

    […] Ora serve una riscossa, morale, nella fiducia, nella personalità: del gruppo, dello zoccolo duro innanzi tutto. «La squadra dovrà dare una grande risposta innanzi tutto caratteriale, adesso»: lo diceva Juric già domenica sera, subito dopo il buco nero di Roma, una sconfitta col 70% di possesso palla e il doppio delle azioni pericolose dei giallorossi. Si può buttare a mare nella delusione tutto quanto ha creato, il croato, in questi mesi? Ha resuscitato il Toro e persino una tifoseria: basta dire questo per mettere un punto e andare a capo. Poi, è chiaro, Cairo Frankenstein Vagnati, sempre uno e trino per contratto, obblighi e convenienze, dovrà pur dargli anche un attaccante, a gennaio. Juric chiedeva un rinforzo pure per il reparto offensivo già nelle scorse settimane, in privato. A maggior ragione ora. Ieri narravamo della pista Pellegri, giovane di qualità che al Milan non ha spazio. […] E’ un’opzione, non l’unica, ma è un obiettivo chiaro. A meno che Cairo non si limiti ad allargare le braccia, a fine gennaio: non siamo riusciti a cedere Zaza, per cui non prendiamo nessuno. Oddio.

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    Toro, Stojkovic ai saluti: brusca rescissione, la sua avventura finisce qui

    Le notizie provenienti dall’infermeria, in vista della trasferta di Roma, non sono affatto positive per il Toro. Oltre al lungodegente Rodriguez, Rolando Mandragora, Cristian Ansaldi e Simone Verdi sono sempre più lontani dall’ipotesi di essere convocati per la sfida contro i giallorossi. Le possibilità sono ridotte al lumicino praticamente per tutti e tre. A partire dal centrocampista, che ha buone chance di tornare a disposizione per il turno infrasettimanale contro l’Empoli: ci vuole cautela, perché dopo l’operazione al menisco non si può scherzare[…]Guarda la galleryBremer e Brekalo trascinano il Torino. Udinese ko

    Stojkovic saluta la squadra

    […] Intanto, sempre in orbita prima squadra, è ufficiale la rescissione del contratto di Dennis Stojkovic, un fantasma dalle parti del Filadelfia e non solo. Decisione consensuale, che permette al ragazzo di cercare una sistemazione già dal mese di gennaio. Una scelta che fa felice soprattutto il giocatore, desideroso di trovare una sistemazione nei professionisti. Nelle ultime settimane, infatti, il fantasista classe 2002 aveva manifestato alla società l’intenzione di cambiare aria. Non ha convinto sia Juric che Coppitelli, dunque Stojkovic cercherà di indirizzare il proprio futuro lontano da Torino.

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    Toro, Juric sfida Mourinho: “Non mi ha mai ispirato, non gli ruberei niente”

    Diciamo che Mou non è esattamente il suo tipo. Ivan ha amato da morire Pep, era anche andato a studiarlo a casa sua. E si è invaghito di Gasp. Ma Mourinho: Mourinho mica tanto. E dire che Juric a inizio carriera si era anche messo di buzzo buono, aveva persino fatto lo sforzo di leggere i libri del portoghese, era animato insomma di belle intenzioni. Aveva pure spinto lontano l’orgoglio e cercato di passare sopra al fatto che all’Inter, appena un anno dopo il triplete, lui finì esonerato per forza da assistente di Gasperini […] Domenica si sfideranno per la prima volta da allenatori […]E chissà se Mou ha già in canna qualche bordata in stile Lo Monaco: “Juric chi? Io 25 trofei, lui zero tituli”. Mamma mia. Perché in effetti non è che Juric, in questi anni, lo abbia quel che si dice accarezzato. Sicuramente molto lo ha stimato e lo stima ancora, indubbiamente lo rispetta, ne riconosce i meriti e gli inimitabili trionfi.Guarda la galleryBremer e Brekalo trascinano il Torino. Udinese ko

    Juric: “In lui non ho trovato niente che mi ispiri”

    Però insomma, dai: la melassa diplomatica è ben altra cosa. Già 5 anni fa, da allenatore ancora Normale, aveva punzecchiato quello Speciale: “A Guardiola ruberei la sua visione della tattica, tutta la parte della superiorità numerica in ogni zona del campo, anche se è un po’ quello che già cerco di fare con le mie squadre. Ad Ancelotti invece ruberei la calma. Mentre a Mourinho non ruberei nulla. Ho letto e sentito tanto su di lui, ma devo dire che non ho trovato niente che mi ispiri” […] Sei bravo e hai vinto dappertutto, lo so, ma non sei il mio modello. Il mood è questo. Sei molto intelligente, però lo sono anch’io e preferisco Guardiola: perché “per me è un genio”. O Gasp, che “mi ha insegnato mille cose”. Mou, no: e sarebbe davvero esaltante batterlo, oltretutto a casa sua.

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    Torino, Izzo: da pilastro a comparsa da liquidare

    Erano arrivati a chiamarlo Armandinho, i tifosi del Toro. Come fosse un brasiliano, quasi un fantasista o un goleador anziché un bravo, tosto, tecnico difensore. E poi il vezzeggiativo denotava affetto per la persona, non solo stima per il giocatore, perché i soprannomi gratificanti si danno a chi si vuol bene e si ritiene speciale, altrimenti lo si chiama per cognome o nome e bon. E in effetti speciale lo era, l’Armando Izzo approdato in granata nell’estate 2018 dal Genoa, dove manco a dirlo aveva avuto proficuamente a che fare con Ivan Juric, allenatore rossoblù un po’ ballerino (fra entrate, uscite e ritorni) di quelle stagioni. Marcava, lottava, impostava, attaccava, addirittura segnava: memorabile un gol di testa all’Inter per il lancio definitivo della squadra allora di Mazzarri – col quale era titolare fisso – verso quel 7° posto che portò al preliminare (infausto) di Europa League contro il Wolverhampton. […]

    Il rapporto complicato con Juric

    […] In estate arriva Juric e tutti a pensare: perfetto per la difesa a 3, Izzo sarà pietra miliare del nuovo progetto tecnico, figurati; lo aveva a Genova, lo conosce e lo apprezza. Per carità: un precampionato in cui dietro le quinte succede qualcosa, complice un primo infortunio, una panchina inattesa a Rennes, parole al vetriolo di Ivan il Credibile, in pubblico («scelta tecnica») e soprattutto in privato. Contesto nel quale si sussura che le divergenze siano state piuttosto calde. Non hai più fame, ti sei imborghesito, non ti riconosco più, il senso edulcoratissimo dei rimproveri del suo ex mentore. […]

    Quei post sui social media

     […] Già aveva generato diversi imbarazzi negli anni precedenti – Armando è un istintivo: gli veniva un’idea, leggeva una citazione, o gli piaceva una foto particolare, e ci faceva un post – perché spesso sbagliava i tempi della pubblicazione, magari quando l’attività stampa era sospesa per via dei risultati negativi. Al punto da vantare un anomalo e probabilmente irraggiungibile record di post messi in rete e poi rimossi, cancellati, oscurati, corretti. Tipo quella volta, estate 2020, che sembrava dovesse andare alla Roma e postò fiamme giallorosse che parevano preludere a un trasferimento. […] O il like messo al commento di un follower che accusava tutti di incompetenza per le sue esclusioni. […]

    L’idea di scambio con Kumbulla

    […] Domenica si gioca a Roma, lo attende forse un’altra panchina. Magari il Torino riproverà ad allacciare certi discorsi. Là c’è quel Kumbulla che garba poco a Mourinho e giocava benissimo con Juric a Verona: che dite, a gennaio? Che peccato, Armandinho.

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    Toro, la punizione-gol manca da quasi cinque anni: l'ultima fu contro Juric

    Genova, 21 maggio 2017. Quattro anni e mezzo fa. Adem Ljajic, talentaccio serbo dai piedi fatati, da sinistra fa partire un destro indirizzato verso il primo palo ma che s’impenna sulla schiena di Veloso e va a cadere dall’altra parte della porta di Lamanna. È un gol che non evita al Torino una sconfitta per 2-1 di rara bruttezza (ricordiamo l’imbarazzo di Lombardo, vice dello squalificato Mihajlovic, nel commentarla). Ma è, soprattutto, l’ultimo gol del Toro su punizione diretta. Senza deviazioni, due settimane prima (6 maggio), sempre Ljajic: sublime parabola nel derby della Continassa a lasciare impalato Neto, sostituto di Buffon, e tutti gli juventini. […]

    Gli ultimi tentativi non sono stati all’altezza

    […] Gol su punizione? No, grazie. Almeno non nel senso cui il Toro è chiamato a ridare un senso. Per carità, nel calcio moderno la squadra granata non ha mai più avuto stoccatori di alto livello e prolificità (gli ultimi di una certa pregiatezza sono stati Junior, Scifo e Policano; dopodiché ci fu Rosina, però in un Toro minore), ma di qui a non pigliare mai la porta o addirittura nemmeno a provarci ce ne dovrebbe passare. E invece. Negli ultimi anni qualche tentativo di Belotti (tanto faceva tutto lui), Baselli e Rodriguez (per lo svizzero un paio di traverse), una serie imbarazzante di errori del succitato Verdi (che invece a Bologna ne segnò perfino due in una partita sola, di destro e di sinistro). […]

    Il tecnico granata ci lavora su

    […] Anche Juric ha capito di dover dedicare un’attenzione particolare a questo dettaglio negli allenamenti. Se si vogliono raggiungere gli obiettivi, non si può prescindere da un certo numero di punti portati dagli specialisti. Già che si segna avanzando in gruppo come verso una meta, è il caso di mutuare dal rugby anche il ruolo del trasformatore di piazzati. Gente coi piedi buoni adesso c’è: Brekalo, Praet, Pjaca; poi – quando rientreranno – Ansaldi e lo stesso Rodriguez. Ma va bene anche la legnata dritto per dritto di un terzino o di un mediano, eh, o del Gallo. A meno di non voler davvero affidarsi a Milinkovic-Savic e alle sue voglie matte di scoprirsi portiere-bomber alla Chilavert o alla Rogerio Ceni.

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    Toro, Belotti sedotto dalla cura Juric: ora pensa al rinnovo

    La decisione ultima non è ancora stata presa, ma una cosa è certa: l’andamento del Toro, più rock che lento per dirla alla Celentano, sta stimolando nuove riflessioni in Andrea Belotti. La situazione è conosciuta dai più, se non da tutti: il Gallo è in scadenza di contratto e sta vagliando la proposta di Cairo che offre al capitano granata un adeguamento a 3,3 milioni netti l’anno, con durata fino al 2025 (al momento dell’eventuale firma al centravanti sarebbe corrisposto un ulteriore milione).

    Il rapporto con Juric

    Fin dall’estate il rapporto instaurato dal numero 9 con Juric è stato limpido. Il tecnico croato è partito con un appello: «Belotti deve farmi sapere se vuole andare in battaglia con me ed essere il nostro capitano». Dopo un confronto aperto tra i due l’allenatore ha successivamente parlato così: «Non andrà via a gennaio e non firmerà: resterà con noi fino al termine della stagione e poi vedremo». Per ascoltare le prime parole del Gallo si è dovuto attendere il centesimo gol messo a segno in Serie A dall’attaccante. avversaria la Samp: «Con il mister sono stato chiaro e diretto fin dal primo giorno in cui ci siamo parlati. Ho manifestato la volontà di rimanere, dopodiché saranno fatte le valutazioni e prese le decisioni. Questo è il mio settimo anno al Toro, ho un’età che rappresenta un crocevia importante e voglio ponderare la scelta» […]

    Le sensazioni del Gallo

    […] Intanto la certezza che il nuovo corso granata stia piacendo al Gallo emerge da segni più o meno sottili. Il rapporto con la tifoseria rimane di puro amore in entrambe le direzioni, ma è con il linguaggio del corpo – e in tal senso Belotti è un libro aperto – che si comprende il piacere con il quale l’attaccante gioca in questo Toro. L’ultima immagine al gol di Brekalo, quando il centravanti ha festeggiato come se a scoccare quel meraviglioso tiro fosse stato lui. Ma anche i tratti del viso, la corsa di nuovo generosa, restituiscono sensazioni positive. Ben più, ad esempio, di quelle trasmesse nelle recenti apparizioni con la Nazionale. […] Il giocatore di Calcinate vuole pesare al meglio pro e contro: per lasciar andare l’amore di una piazza che lo adora, la proposta di un club terzo dovrà convincerlo sotto tanti punti di vista. Forse tutti, tranne quello affettivo: un altro legame come quello con la tifoseria granata è ben arduo da costruire.

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    Toro, boom Milinkovic: la promessa di Juric per le punizioni

    TORINO – In questo momento si parla più di lui che del fratello Sergej, campione della Lazio, centrocampista che tanti top club vorrebbero avere. Si parla di Vanja Milinkovic-Savic, il portierone (202 centimetri d’altezza) del Toro che sta entusiasmando e conquistando tutti con i piedi, le mani e la testa. Ha convinto addirittura Juric (la scorsa estate scettico come quasi tutti): dopo la vittoria con l’Udinese, il tecnico ha esaltato il suo gigante per le tre grandi parate e quel lancio di 50 metri sulla testa di Belotti che ha innescato l’azione del gol di Brekalo. Ammettendo, con la consueta schiettezza: «All’inizio eravamo dubbiosi sulle sue qualità. La scelta di promuovere Vanja è stata decisa dal direttore Vagnati con il consenso del preparatore Di Sarno. All’inizio a livello tecnico era un po’ carente, ma Paolo con lui è stato bravo, ha lavorato molto, correggendo alcuni difetti. Ora deve continuare così, ha doti importanti, sa che questa è la sua grande occasione». Frasi al miele che arrivano da un tecnico che dice sempre quello che pensa. […]

    Il serbo e le punizioni: il patto con Juric

    […] Oltre ad essere migliorato tra i pali è diventato ancora più forte e preciso con i piedi. Il suo tiro è potentissimo, in allenamento si diverte a calciare punizioni (che spesso segna) e rigori che non sbaglia mai. Il suo grande desiderio è quello di battere una punizione in campionato e fare gol (in Coppa Italia ha già preso una traversa, contro il Carpi). Per questo insiste con Juric e i compagni. Vuole segnare. E alla fine ha ottenuto una mezza promessa: appena sarà possibile, magari a fine partita con risultato acquisito, oppure in svantaggio a tempo quasi scaduto, gli verrà concessa questa possibilità. Del resto lo ha ben detto lui, che è pronto a giocare in qualsiasi ruolo. Anche centravanti. Di testa nel finale ci ha già provato. Su calcio piazzato, con una sventola delle sue, non vede l’ora. 

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    Toro, Vagnati in Brasile: caccia al terzino

    TORINO – Passaporto, prego. Dall’Argentina al Brasile: Vagnati va avanti nel tour in Sud America, mentre Cairo, camicia sbottonata e ciuffo suadente, posta un selfie compiaciuto. Buon umore e sguardo diciamo sognante: sarà per le notizie del gruppo? Il CdA di Cairo Communication ha approvato i conti aggiornati al 3° trimestre di quest’anno: utile di 28,8 milioni, contro la perdita di 11,4 del 2020 (stesso periodo). Morale: forza Juric, pensaci tu. Fuori la grana per gennaio? Uei raga, calma: par di sentirlo. In estate ci sarà Mandragora da pagare e Brekalo da riscattare, e poi chissà Praet e Pjaca: altri prestiti da convertire? Dipenderà dal rendimento e dal numero di infortuni. Con Cairo, il botto dei conti non partorirà chissà che acquisti plurimilionari. Però manovre in entrata si registreranno di certo. Tutti d’accordo con Juric: Vagnati sta cercando all’estero un esterno sinistro. Per ora il panorama italiano non offre una via di mezzo tra Aina e Ansaldi a costi accettabili. Gli esuberi altrui o non convincono granché o sono cari. Si cerca un mancino con doti atletiche di stantuffo, vocazione offensiva, piedi buoni e il dribbling per amico. La Coppa d’Africa porterà via il nigeriano per un mese a inizio anno e probabilmente anche Singo, ammesso che l’ivoriano vinca i ballottaggi e torni a essere convocato (a ‘sto giro è rimasto al Fila). Ansaldi ha 35 anni e i muscoli di cristallo. E Vojvoda resta un’onesta riserva. Juric ha chiesto un fluidificante (almeno uno) da prendere «assolutamente, sicuramente»: gli avverbi sono suoi. Vagnati è andato in Sud America con questa priorità: vedi, per esempio, la visione nei giorni scorsi di Francisco Ortega del Velez. […]

    Torro, occhi su Fausto Vera

    Proprio nella capitale il dirigente è stato poi visto nel quartier generale dell’Argentinos Juniors: la fuga di notizie è risultata… comoda per i media sudamericani più vicini al club sudamericano. Il nome in ballo? Fausto Vera, 21enne argentino già trattato nell’estate del ‘20 quale alternativa giovane a Torreira, il preferito di Giampaolo. Da Buenos Aires emerge un altro fatto significativo: Vera, che sta uscendo da un infortunio (frattura della mandibola: da tempo è out, ma sta per tornare in azione), ha scaricato i vecchi procuratori (ricordate le supercommissioni dell’anno scorso, che fecero schizzare il prezzo a quota 10 milioni?) e si è ora affidato al gruppo inglese Stellar, sul podio nel mondo per numero di transazioni internazionali e fatturato. Miracolo: il prezzo si è quasi dimezzato, complice anche la prolungata uscita di scena dai campi del nazionale under 23.

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