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    Udinese-Juventus 2-2: la Juve segna, Szczesny pareggia. CR7 gol annullato per 20 centrimetri

    UDINE – La Juventus segna, Szcezny pareggia. In vantaggio di due gol al termine di un buon primo tempo, concreto e solido, i bianconeri vengono suicidati dal loro portiere che con due errori concede altrettante reti all’Udinese. Grave il primo, quando non riesce a trattenere un pallone facile e deve quindi causare un rigore su Arslan. Tragicomico il secondo, quando riceve un retro passaggio da Bonucci e cerca un improbabile dribbling su Okaka, perdendo palla che finisce a Deulofeu per un facile tiro a porta vuota. E così la prestazione di Szczesny rende complicata l’analisi di una partita che ha visto una Juventus soffrire nella seconda parte della ripresa, quando l’Udinese ha preso coraggio e sono emerse tracce di confusione nei bianconeri che, certamente, non saranno piaciute ad Allegri. Anche perché il pareggio è giusto alla luce di quanto si è visto, ma viene da chiedersi come sarebbe finita senza le due topiche del portiere polacco.

    IL CROLLO – Fino al gol del 2-1, infatti, la Juventus era stata perfettamente in controllo della partita. Gestendo il vantaggio con una fase difensiva che, per quanto schiacciata sulla propria trequarti, non era mai andata in difficoltà. Sembrava di assistere a un classico di Allegri: difesa bassa, ripartenze veloci e pericolose (due pali pazzeschi colpiti da Morata e Bentancur). Poi il rigore, evitabile, e l’ansia che è cresciuta nella Juventus, che nel frattempo aveva cambiato parecchio con l’ingresso di Chiellini al posto di Ramsey (e conseguente difesa a tre) e l’ingresso di Ronaldo al posto di uno spento Morata. E così, con il terrificante dribbling fallito da Szczesny, tutto è crollato.

    CENTIMETRI E PALI – Poteva salvare tutto Cristiano Ronaldo, con un meraviglioso gol di testa al 92′. Un’incornata spettacolare, ma viziata da un fuorigioco di 20 centimetri, scovato dal Var che ha ricacciato in gola tutta la gioia di CR7, che aveva iniziato la gara con la clamorosa panchina. Sarebbe stato un altro racconto senza quei 20 centimetri, forse si sarebbe celebrato il cinismo allegriano e il ruolo indispensabile di Ronaldo. Non siamo in quello scenario e quindi cosa rimane? Una Juventus che, comunque, ha segnato due gol (meravigliosi entrambi con Dybala e Cuadrado) e ha preso due pali micidiali. Una Juventus che ha giocato un calcio pratico e in grado di adattarsi alle varie situazioni, una squadra che è parsa più matura rispetto alla passata stagione e che può contare su individualità che impreziosiscono la generale solidità come Dybala e Cuadrado, ispiratissimi e decisivi, ma anche sulla saggezza tattica di Danilo e su un Bentancur ritrovato. Una squadra che poteva portare a casa i tre punti senza quegli errori di Szczesny. Ma le papere del polacco non devono nascondere i problemi: Ramsey davanti alla difesa non garantisce la necessaria sicurezza e Bonucci finisce per schiacciarsi troppo sul portiere. Una squadra che decide di difendersi bassa deve avere uomini più lucidi in quella posizione. E deve preoccupare Allegri anche il fatto che, nella ripresa, la Juventus poteva cercare con più convinzione il terzo gol, approfittando maggiormente dello sbilanciamento in avanti dell’Udinese.

    MORALE – La Juventus perde i primi due punti in provincia. Il grande problema della scorsa stagione è stato quello e i tifosi bianconeri rivedono l’incubo (anche dei gol annullati per pochi centimetri). Impossibile non notare le differenze rispetto ai pareggi di un anno fa, tuttavia il calcolatore Allegri questa sera sarà furioso. Occhio, infine, a tirare troppe conclusioni dopo una partita un po’ folle, con episodi decisivi e giocata il 22 agosto. Si rischia di andare fuori strada. LEGGI TUTTO

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    Juventus: Ronaldo parte in panchina!

    UDINE – Cristiano Ronaldo partirà dalla panchina questo pomeriggio nella gara che la Juventus giocherà contro l’Udinese. La decisione completamente inaspettata da parte di Massimiliano Allegri che ieri mattina, nella conferenza stampa di presentazione della prima giornata di campionato, aveva spiegato: «Ronaldo non ha giocato giovedì perché gli ho dato una mezza giornata libera, ma sta bene. Domani (cioè oggi, ndr) è a disposizione». Si tratta, dunque, di una scelta tecnica o prelude a qualche clamorosa evoluzione di mercato?
    Le parole di Max
    Sempre Allegri aveva detto: «A me Ronaldo ha detto che resta alla Juventus, così almeno chiariamo questa cosa. Si lavora per arrivare in fondo e vincere però ci sono tante componenti in ballo che devono andare tutte insieme. Devo mettermi a disposizione della rosa, quello che abbiamo fatto nei miei cinque anni resta nel museo. Ronaldo ha vinto cinque palloni d’oro ma se quest’anno non fa una buona annata si ricorderanno del suo ultimo anno alla Juventus. Stessa cosa vale anche per Chiesa, non conterà quanto fatto all’Europeo. Bisogna mettersi tutti i giorni in discussione, sempre. Perché altrimenti non si creano i presupposti per vincere. C’è da farlo mettendosi in discussione così sicuramente riusciremo a rendere meglio. C’è sempre una gestione della Juventus poi Ronaldo sarà un valore aggiunto per noi perché garantisce tanti gol. Chiaro che poi dovremo lavorare di squadra per esaltare il singolo».
    Cosa significa
    La decisione, quindi, può avere anche una valenza di messaggio a Ronaldo: ti voglio gestire, un po’ come fece Zidane negli anni delle Champions, affinché tu possa dare il meglio nelle partite che contano. E, forse, anche: devi capire che con il mio arrivo, tu verrai trattato come gli altri senza la libertà che hai avuto nei primi tre anni di Juventus. Dalla società intanto fanno sapere che si tratta di una scelta concordata fra il tecnico e il portoghese, nel quadro di un percorso per arrivare al top della forma. LEGGI TUTTO

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    Udinese, Magda Pozzo esclusiva: “La Superlega è disgustosa”

    «Sì, bisogna riavvolgere un po’ il nastro. La famiglia prima di entrare a metà Anni 80 nell’Udinese aveva un’azienda che si occupava di utensili per la lavorazione del legno. Mi sono laureata negli Stati Uniti a Washington, in Business Administration, dove papà mi ha mandato a studiare. Poi ho iniziato la carriera nel commerciale e marketing nel Gruppo di famiglia, prima in Spagna a Barcellona e poi in Italia. La mia vocazione è sempre stata quel-la di espansione dei mercati esteri. Poi circa 12 anni fa il Gruppo è stato venduto alla Bosch e quindi si è aperta l’opportunità di collaborare nell’Udinese, all’inizio con qualche mio dubbioo, era un mondo che non conoscevo. Era il momento di sviluppo del progetto del nuovo stadio. Ho potuto così dare spazio alla vena creativa che ha permesso di portare nel mio calcio concetti moderni. Il football ha una grande forza sulla massa per cui un brand che vuole rafforzare il proprio marchio sposando questo sport realizza il suo desiderio. Nel settore da cui invece provenivo bisognava ideare campagne marketing per attirare l’attenzione del pubblico. Ma abbiamo cercato di andare oltre. Perché con l’introduzione dello stadio di proprietà abbiamo potuto usarlo come volano per far decollare le attività di marketing».

    Cosa significa per l’Udinese essere l’unica società in Italia proprietaria dell’impianto oltre alla Juventus?

    «Per noi è considerato quasi una divisione a sè. Lo stadio nell’immaginario col-lettivo ma anche nella gran parte delle dirigenze italiane viene inteso come una struttura dove a domeniche alterne si svolge la partita di calcio. Ma è una visione riduttiva. In realtà occorre proporlo per attività differenziate: le famiglie, le Academy, i meeting centre, le location per concerti. In Italia siamo molto, molto indietro anche perchè ci sono strutture vecchie per non parlare dei problemi legati alla burocrazia per costruirne di nuovi oppure ottenere le licenze. Troppi enti che si sovrappongono per cui ti perdi in attesa di avere mille permessi senza avere certezze sui tempi. E’ abbastanza triste sapere che ci sono fior fiori di investitori stranieri che poi si demoralizzano per l’ostruzionismo che incontrano. Da loro, Usa e Cina, lo Stato favorisce lo sviluppo immobiliare perché genera ricchezza e opportunità di lavoro. L’Italia sta limitando l’espansione del calcio, possiamo fare le leggi sugli stadi ma se poi non si affianca chi vuole investire allora è inutile. Noi stessi anco-ra adesso siamo in attesa da 5 anni per avere alcune licenze commerciali che non ci sono state concesse per sfruttare il potenziale dei 20 mila metri quadri che abbiamo alla Dacia Arena Siamo arrivati sin qui grazie al sindaco di allora che credette molto nel potenziale dello stadio».

    In attesa di avere le licenze per l’utilizzo ludico-commerciale degli spazi e non solo sportivo, lo stadio ha iniziato a ospitare le vaccinazioni diventando Hub. Quanto ha riempito d’orgoglio la vostra famiglia?

    «Noi l’abbiamo fatto 4 o 5 mesi fa in Inghilterra con il Watford, l’altro nostro club. In Italia ci eravamo proposti da subito ma non c’erano in vaccini. Vedere ora che tutto è diventato reatà nella Curva Nord è stata una grande emozione. Ora c’è un piccolo ospedale e conferma il fatto che il calcio è della comunità. Anche il nostro stadio, che è un bene privato, di fatto è pubblico nel senso che è studiato e creato in funzione dell’utilizzo che ne faranno poi le persone. Gli stadi devono vivere per la gente 365 giorni all’anno come veri e propri incubatori di idee».Qualche altro esempio di presente rivolto al futuro abbinato allo stadio?

    «Uno su tutti direi gli Esports. Si sta parlando di realiz-zare nella nostra Dacia Arena un’area per i ragazzi innamorati di questa nuova passione in modo che possano condividerla in un ambiente sano e di qualità, dove possano socializzare. La Club House è ormai una eccellenza per gli sponsor che utilizzano tempo e spazio per incontrarsi. Venire allo stadio non è solo vedersi la partita per i nostri im-prenditori ma anche un’opportunità di meeting in un contesto che facilita. Abbiamo creato i B2BLabe che sono tavolini in cui ognuno parla 4 minuti con l’interlocutore e poi cambia soggetto tra tutti i partner dell’Udinese. Ormai il calcio non può più dare solo visibilità ma deve offrire altro. Abbiamo rapporti di durata media o lunga: la Renault è con noi da 11 anni, Vortice da 5. Tra l’altro con il Watford sto promuovendo sinergie in modo da contaminare gli interessi degli sponsor dei due club che hanno mercati di riferimento differenti. Del resto siamo l’unica famiglia europea proprietaria di due club di prima fascia. In Italia tra l’altro siamo stati i primi a sponsorizzare il nome dello stadio e altrettanto vorrò fare col Watford».

    Qual è il prossimo gol che vuole segnare?

    «La mia ambizione più grande ora è quella di trasformare la Dacia Arena in un Green Stadium ovvero uno stadio ecosostenibile al 100% e riscontro grande sensibilità da parte dei partner. Ovvio che la speranza è quella di riaprire il pri-ma possibile ai tifosi. Due mesi fa abbiamo fatto una prova e insieme a Infront e una azienda di tecnologia: l’esperimento con 700 persone è stata efficace. Ognuno indossava un badge che vibrava se la distanza con un altro soggetto era troppo ravvicinata, l’input finiva alla regia di controllo che a quel punto contattava lo steward che andava a sollecitare il cambio di posizione. Ora serve chiarezza su tempi e modi di riapertura e in questo senso serve snellezza nelle decisioni. Si faccia un cronoprogramma e si diano segnali positivi. Ce n’è bisogno».

     Quanto la affascina l’incertezza del risultato che incombe all’inizio della stagione, in fi n dei conti il gusto sta proprio nell’incertezza…

    «Questo non mi affascina per niente, io sono molto concreta nelle mie strategie per cui il punto di do-manda del campo non è così funzionale. Siamo reduci da circa 5 anni un po’ complicati dal punto di vista sportivo e sono stati invece commercialmente brillanti. A chi investe nell’Udinese io dico sempre che non bisogna sposarci sperando nei risultati. Non deve essere questa la motivazione principale. Ci deve essere un progetto. Noi rappresentiamo una realtà solida, la proprietà è in sella da oltre 25 anni, abbiamo uno stadio di proprietà e una capacità di scouting di alto profilo. Poi è ovvio che tutto è più facile se la squadra va bene e vince. Ma è importante anche l’atitudine dei giocatori, non è così importante se perdi ma come perdi. Ci deve essere sempre un’etica»

    Lei è friulana ma buona parte del tempo lo passa all’estero. Cosa le manca dell’Italia quando è lontana da Udine?

    «Sono 35 anni che non vivo stabilmente in Italia: prima negli Stati Uniti, poi 15 anni in Spagna, un periodo a Milano e quindi l’Inghilterra. Mi sento molto identificata nel carattere friulano: costanza nel lavoro e rispetto per tutti. Forse mi sento più aperta per l’esperienza all’estero che ho vissuto. Mi sento un po’ ambasciatrice dei valori friulani e mi fa un enorme piacere quando in un Paese straniero abbinano la mia città all’Udinese».

    Che rapporto aveva con lo sport Magda bambina e poi ragazza?

    «A calcio non ho mai giocato! Ho sempre prediletto sport individuali come la corsa, la bici e il nuoto anche per la mia voglia di essere indipendente e non legata a impegni che non posso determinare. Ho ca-pito sin da piccola l’importanza dello sport come veicolo per imparare le regole e il rispetto di queste. Forma moltissimo sotto l’aspetto anche caratteriale: offre anche un attenzione all’ordine. Mio papà non mi ha spinto più di tanto a fare sport ma è stato molto lungimirante dandomi molta fiducia: mi ha mandato a studiare negli Usa a 17 anni in un’epoca in cui a Udine nessuno andava. Mi ha aiutato a trovare gli strumenti per essere indipendente».

    L’eco si sta spegnendo ma siamo reduci dal tentativo abortito della Superleague? Cosa ne pensa?

    «Una cosa indegna. Il calcio è democratico, appartiene a tutti e pensare di creare un campionato di elite dove non si retrocede o non esistono promozioni lo trovo disgustoso. E mi dà molto fastidio perché era un sistema per coprire altri proble-mi: questi club molto indebitati, tra 5 o 6 anni riavreb-bero lo stesso problema, si entrerebbe in bolle pericolose. Troviamo delle rego-le diverse, con tetti salariali, le gestioni oculate devo-no valere anche per i grandi club. Complimenti al governo inglese, la leadership di un Paese la cogli quando sa smontare in due minuti una cosa palesemente sbagliata. L’Inghilterra ci ha dato una bella lezione: il calcio è dei tifosi, sono felice che sia andata a finire così»  LEGGI TUTTO

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    Napoli-Udinese 5-1: manita show, Gattuso vede la Champions

    NAPOLI – Un pokerissimo per consolidare la posizione in Champions League, il Napoli non molla e infila un’altra vittoria dopo quella contro lo Spezia. Al Maradona finisce 5-1, Udinese al tappeto con i gol dell’ex Zielinski, di Fabian Ruiz (una perla col mancino a giro), Lozano, Di Lorenzo e Insigne. A poco serve la rete, bellissima, di Okaka. Gattuso sale a 73 punti e sposta la mira sulla sfida del Franchi contro la Fiorentina, poi rimarrà solo il Verona: se il Napoli le vincerà entrambe, sarà aritmeticamente tra le prime quattro.
    Classifica Serie A
    L’ex Zielinski e Fabian Ruiz, accorcia Okaka
    Gattuso ne cambia due rispetto allo Spezia, Lozano al posto di Politano e Bakayoko per Demme. Nell’Udinese Pereyra scorta Okaka con De Paul mezzala. Il Napoli fa la partita, arrivano le occasioni di Di Lorenzo e Insigne, poi al 28′ ecco il gol: Musso stoppa col piede Osimhen ma sulla respinta l’ex Zielinski non sbaglia. Montante e gancio, gli azzurri assestano un doppio colpo micidiale: al 31′ Fabian Ruiz disegna una parabola imprendibile col mancino che finisce all’incrocio. Il 2-0 scuote l’Udinese che prima della fine del tempo (41′) trova il gol del 2-1: Okaka riceve da De Paul, protegge col fisico, si gira e incrocia col destro sul palo lungo, bellissimo gesto tecnico.
    Calendario Serie A
    Manita show del Napoli
    La chiave del Napoli nel secondo tempo è il pressing alto fino all’area bianconera per bloccare la costruzione dell’Udinese, e la mossa paga: al 56′ Lozano anticipa il passaggio di Musso per De Paul e firma il 3-1. La squadra di Gotti è in ginocchio, fatica ad arrivare dalle parti di Meret e subisce ancora al 66′ quando in area Di Lorenzo corregge in rete dopo il colpo di testa di Manolas. È il poker che chiude ogni discorso e che permette a Gattuso di risparmiare gli ultimi minuti a Osimhen, diffidato e a rischio squalifica. Insigne colpisce l’incrocio dei pali con un bolide improvviso, poi nel recupero aggancia col petto l’ultimo pallone della gara e al volo di destro trova l’angolino: 5-1, chiude in bellezza il Napoli con il gioiello del suo capitano.
    Guarda la galleryNapoli spettacolare: cinque gol all’Udinese per la Champions! LEGGI TUTTO

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    Spezia-Napoli 1-4: Gattuso secondo. Pari Udinese-Bologna

    In un colpo solo il Napoli sorpassa Atalanta, Juve e Milan e si piazza al secondo posto per qualche ora a 70 punti, in attesa delle gare delle altre. La 35esima di Serie A si apre con il 4-1 degli azzurri rifilato in casa dello Spezia, Zielinski, la doppietta di Osimhen e il gol di Lozano rendono inutile la rete di Piccoli e lanciano Gattuso in classifica. Unica nota negativa è l’infortunio di Mertens, entrato al 69′ e uscito al 75′ per un problema alla caviglia. Per Italiano una sconfitta che lascia i suoi a 34, a +3 sul Benevento terzultimo. Nell’altro match Udinese e Bologna pareggiano 1-1: alla magia di De Paul risponde il rigore di Orsolini.
    Classifica Serie A
    Spezia-Napoli 1-4: doppietta Osimhen, Mertens ko
    Il primo squillo della partita è di Osimhen che sfrutta il regalo in costruzione dello Spezia per accentrarsi e calciare, il destro potente esce di poco. Al 15′ il Napoli va in vantaggio: Di Lorenzo si prende il fondo e crossa rasoterra per l’inserimento di Zielinski, che da due passi incrocia in porta lo 0-1. La squadra di Italiano non c’è e gli azzurri raddoppiano al 23′: Zielinski lancia a campo aperto in contropiede Osimhen che scatta, punta Provedel e lo supera di piatto. Al 44′ il nigeriano si ripete e firma la doppietta stoppando di petto la punizione improvvisa di Insigne e girando in rete il tris. Per l’ex Lilla sono 10 i gol in stagione, 5 nelle ultime quattro gare, super momento. Italiano passa al piano B nella ripresa, dentro Piccoli per Verde, e funziona: al primo, vero affondo segna proprio Piccoli di ribattuta dopo la parata di Meret su Estevez, 1-3. Gattuso inserisce Mertens al 69′ ma la partita del belga dura solo sei minuti, la caviglia va ko ed entra Elmas. In campo anche Lozano che al 79′ firma il poker finale su passaggio di Osimhen, convalidato dal Var. Il messicano non segnava in campionato dal 24 gennaio, dal gol al Verona.
    Tabellino Spezia-Napoli
    Guarda la galleryIl Napoli mette pressione a Juve, Milan e Atalanta: che poker allo Spezia
    Udinese-Bologna 1-1: Orsolini risponde a De Paul
    La partita si sveglia dal torpore generale quando al 23′ si accende De Paul: ruba palla sulla trequarti del Bologna, entra in area e con un tocco delicato, ma preciso, di esterno destro infila all’angolino il gol del vantaggio, il 9° in campionato (sono 9 anche gli assist), eguagliato il record della stagione 2018-2019. Il Bologna potrebbe pareggiare prima dell’intervallo ma un fenomenale Musso stoppa Soriano e si supera su Palacio. Nel secondo tempo il colpo di testa di Soumaoro spaventa l’Udinese, che quando può riparte ma non chiude la gara. E allora l’errore di Musso, che atterra Palacio, regala il rigore al Bologna che Orsolini trasforma nel pareggio all’82’. Finisce così, 1-1.
    Tabellino Udinese-Bologna
    Guarda la galleryUdinese-Bologna 1-1: apre De Paul, Orsolini pareggia su rigore LEGGI TUTTO

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    Serie A, Udinese-Juve 1-2: Ronaldo show, doppietta decisiva

    UDINE – La classifica racconta una strana storia, il risultato della partita non è del tutto sincero, ma non è il momento in cui la Juventus e il suo popolo può permettersi di snobbare i tre punti capitali conquistati rocambolescamente a Udine. Adesso la Juventus ha gli stessi punti, 69, di Atalanta e Milan con le quali condivide il gradino sotto l’Inter. In Champions, per ora ci vanno loro, e resta fuori Napoli che ne ha 67. Domenica c’è Juventus-Milan che può diventare un crudele spareggio per conquistare la qualificazione Champions. I bianconeri ci arrivano caricati dagli ultimi dieci minuti alla Dacia Arena, nei quali Ronaldo ha segnato due gol e si è rilanciato psicofisicamente, ma anche con i dubbi che i restanti ottanta minuti hanno seminato e fatto germogliare. La Juventus di Udine è stata brutta, lenta, confusa e demotivata. La redenzione del finale vale tanto per la classifica, ma non può esimere nessuno da un’analisi severa, perché il 2-1 ottenuto con uno strappo d’orgoglio è un tappeto troppo striminzito per nascondere tutta la polvere di questa prestazione.

    ERRORI – Lo sconcertante gol incassato dopo dieci minuti è la fotografia di cosa è diventata la Juventus da febbraio in poi, un’immagine spietata, ma perfettamente a fuoco. Sulla punizione battuta da De Paul sul lato sinistro juventino, ci sono sei giocatori di Pirlo in area per marcare solo Okaka, nessuno si occupa di Molina che scatta verso l’area, McKennie e Dybala stanno protestando con l’arbitro, mentre l’Udinese batte velocemente il calcio piazzato. E’ una situazione imbarazzante, terribile date le circostanze nelle quali si è ficcata la squadra, in bilico fra il paradiso della Champions e l’inferno finanziario dell’Europa League. Ma la Juventus, da due mesi a questa parte, ha perso l’anima, vive di fiammate e forza d’inerzia, ma non è più una squadra, è un gruppo sfilacciato, con poche idee, nessuna delle quali chiara, tanta ansia e pensieri che distraggono.

    Serie A, Udinese-Juve 1-2: tabellino e statistiche

    Guarda la galleryRonaldo, che doppietta a Udine: la Juve vince in rimonta

    SOFFERENZA – La Juventus soffre per quasi tutta la partita, non azzecca un passaggio, non cambia mai marcia. Dybala è ancora una volta impalpabile, Bernardeschi fatica da ala, McKennie gira un po’ a vuoto e pure il solito salvifico Cuadrado appare, giustamente, stanco. C’è chi si salva: De Ligt è impeccabile, Bentancur corre come un matto, ma la Juventus pasticcia tanto.

    VENTENNI E REAZIONE – Poi, con dentro Kulusevski e Felix Correira (ventuno e vent’anni), la Juventus manda timidi segnali di vita. E qualcosa scatta quando Ronaldo batte una punizione che De Paul devia con il gomito in modo un po’ ingenuo (qualcuno ha detto De Pollo?) provocando un rigore ineccepibile, trasformato da Ronaldo all’83’. Negli ultimi dieci minuti la i bianconeri ci credono, aggrediscono l’Udinese e trovano il gol del 2-1. Cross perfetto di Rabiot, incornata di Ronaldo sotto porta, mezza papera di Scuffet e la storia cambia rotta.

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    Diretta Benevento-Udinese ore 12.30: probabili formazioni e come vederla in tv e in streaming

    BENEVENTO – Scontro diretto per la salvezza al Vigorito nell’anticipo domenicale della 32esima giornata. Dopo aver ottenuto due soli punti nelle ultime quattro partite il Benevento di Pippo Inzaghi, attualmente quart’ultimi a +3 sul Cagliari (che sempre oggi ospiterà la Roma), cercherà di tornare al successo contro l’Udinese di Gotti, che ha cinque punti in più e cercherà invece di archiviare il discorso salvezza.
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    Come vedere in tv e in streaming Benevento-Udinese
    Benevento-Udinese è in programma alle ore 15 allo stadio ‘Vigorito’ di Benevento e sarà visibile in esclusiva in diretta su Dazn e Dazn 1 (canale 209 di Sky).
    Le probabili formazioni di Benevento-Udinese
    BENEVENTO (3-5-2): Montipò; Glik, Barba, Caldirola; Depaoli, Hetemaj, Viola, Ionita, Improta; Gaich, Lapadula. Allenatore: F. Inzaghi. A disposizione: Manfredini, Lucatelli, Pastina, Dabo, Schiattarella, Diambo, R. Insigne, Di Serio, Sau, Iago Falque.Indisponibili: Moncini, Foulon, Letizia, Tuia, Tello, Caprari. Diffidati: Foulon, Hetemaj, F. Inzaghi.
    UDINESE (3-5-1-1): Musso; Bonifazi, Nuytinck, Samir; Molina, De Paul, Walace, Arslan, Stryger Larsen; Pereyra; Okaka. Allenatore: Gotti. A disposizione: Scuffet, Gasparini, Becao, Ouwejan, De Maio, Zeegelaar, Makengo, Macin, Braaf, Forestieri, Llorente.Indisponibili: Jajalo, Pussetto, Deulofeu, Nestorovski. Diffidati: Musso.
    ARBITRO: Mariani di Aprilia.
    GUARDALINEE: Scarpa e C. Rossi.
    IV UOMO: Marchetti.
    VAR: Doveri.
    AVAR: Longo.
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