Oggi inizia il procedimento legale più importante della storia del calcio europeo. Presso la Corte di Giustizia Europa inizierà il dibattimento sul contenzioso fra l’Uefa e la Superlega: comunque vada a finire, chiunque vinca, ci sarà un prima e un dopo questo pronunciamento. Se la Corte riconoscesse le ragioni della European Super League, si avrebbe il via libera per la costituzione di una nuova competizione continentale, senza che l’Uefa possa sanzionare in alcun modo i club che volessero aderirvi. Se la Corte dovesse decidere in favore dell’Uefa, l’organizzazione che governa il calcio europeo sarebbe ancora più forte nella gestione di tutte le competizioni e nell’impedire la nascita di altri tornei, anche se molto difficilmente la Corte consentirebbe alla stessa Uefa di prendere provvedimenti disciplinari contro i club che hanno promosso il tentativo di formare la Super League. Questo perché, appunto, si è trattato di un “tentativo”, ma soprattutto perché negli articoli 101 e 102 del Trattato di Roma, quelli che regolano la concorrenza, in determinati casi viene eccezionalmente concessa l’esistenza di monopoli, a patto però che non sanzioni in modo sproporzionato chi vi aderisce.Sullo stesso argomentoSuperlega-Uefa, a luglio prime udienze alla Corte di Giustizia UeCalcio
Insomma, anche con una vittoria alla Corte, l’Uefa non potrebbe escludere Juventus, Barcellona e Real Madrid dalle sue competizioni anche solo per una o due stagioni. In compenso, però, l’Uefa si ritroverebbe con un potere pressoché assoluto in ambito commerciale e tutti i club dovrebbero sottostare alle sue decisioni. Ma l’Uefa ha possibilità di vincere? Un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea non è terreno di pronostici, ma rileggendo attentamente gli articoli 101 e 102 è difficile non riconoscere i tratti di monopolio all’Uefa. Il primo tratta i monopoli o i cartelli e recita: «Sono incompatibili con il mercato interno e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all’interno del mercato interno». E al comma B, si legge: «in particolare quelli consistenti nel limitare o controllare la produzione, gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli investimenti».
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E, di fatto, il comportamento dell’Uefa con le competizioni europee rientra in modo abbastanza preciso, anche perché in un unico organismo raggruppa il potere organizzativo (esecutivo), quello disciplinare (giudiziario) e quello legislativo costruendo il regolamenti. Oltre al fatto che organizza i tornei, ne commercializza i diritti, ridistribuendone i proventi secondo i suoi criteri: forse un po’ troppo in un unico ente. Il 102 tratta l’abuso di posizione dominante: «È incompatibile con il mercato interno e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante sul mercato interno o su una parte sostanziale di questo». E anche in questo caso lo scenario dell’attuale governo Uefa sembra rientrare in questa casistica, impedendo ai club di formare tornei alternativi. C’è però un “ma”. Perché i due articoli, 101 e 102 del TFUE, precisano: «Tuttavia, le disposizioni possono essere dichiarate inapplicabili qualora le pratiche con Aleksander Ceferin, 54 anni, presidente dell’Uefa tribuiscano a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso tecnico o economico, pur riservando agli utilizzatori una congrua parte dell’utile che ne deriva».
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Ed è il passaggio che può salvare l’Uefa: la specificità dello sport farebbe sì, agli occhi di un eventuale avvocato di Ceferin, che sia indispensabile avere un unico ente a cui fare riferimento, visto che una frammentazione potrebbe essere dannosa al movimento stesso, tuttavia attenzione al discorso delle sanzioni Uefa contro i tre club. L’eccezione può essere accettata a patto che l’ente monopolista «eviti di imporre alle imprese interessate restrizioni che non siano indispensabili per raggiungere tali obiettivi» La Super League punterà dunque a dimostrare l’effettivo monopolio dell’Uefa e sul fatto che questo impedisca una libera concorrenza all’interno dell’Unione. L’Uefa sosterrà che se qualcuno vuole creare un torneo alternativo può farlo senza problemi, ma non può più iscriversi alle sue competizioni. Ma la creazione di un nuovo torneo potrebbe richiedere un paio d’anni e nel frattempo l’Uefa non potrebbe impedire l’iscrizione dei club che lo stanno fondando. Anche questo è un dettaglio molto significativo che potrebbe emergere nel pronunciamento.
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Oggi si inizia con il dibattimento, a ottobre e novembre potrebbe esserci il parere dell’avvocato generale (molto importante perché inquadra il tema per la Corte e spesso il suo parere coincide con la decisione finale), entro fine anno o all’inizio del 2023 il pronunciamento, che diventerà legge per tutti gli Stati dell’Unione. Stamattina parleranno prima i legali della Superlega, poi ci saranno le arringhe di Uefa, Fifa, Liga e federcalcio spagnola, Governo italiano e un’altra ventina di governi e la Commissione UE, tutti sostanzialmente contrari alla Superlega. Curioso, visto che l’attuale sistema Uefa finirà per favorire uno stato appena uscito dall’Unione, l’Inghilterra destinata al dominio totale del calcio continentale con le regole attuali (oltre al fatto che in questo momento ci sono più paesi extra UE che aderiscono all’Uefa rispetto a quelli dell’Unione). Ma la Corte Europea non ha mai tenuto in grande considerazione il parere dei Governi. Un esempio? Il caso Bosman vide tutti i governi schierati con l’Uefa e l’Uefa fu sconfitta da Bosman e dall’avvocato Jean-Louis Dupont. A proposito, sapete qual è l’avvocato della Super League? Sì, Jean-Louis Dupont.
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