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    Torino, Cairo: “Vagnati in Qatar in cerca di talenti”

    TORINO – Il presidente granata Urbano Cairo ha parlato nell’ambito dell’incontro dell’agenzia Italpress con il mondo dello sport. Quattro i temi fondamentali trattati dal patron del Toro, due dei quali di stretto interesse torinista: questi ultimi sono le seconde squadre e la missione qatariota di Vagnati. Terzo punto affrontato la crisi del calcio italiano («Arriviamo da anni complicati, e mi dispiace il fatto che il calcio, che contribuisce per il 70% alle entrate fiscali dello sport italiano, abbia avuto pochissimo dallo Stato»), quarto l’indagine che ha investito la Juve («Non sono al corrente dei dettagli, ma posso dire che se la Juve ha fatto certe cose, qualcuno le ha fatte con lei»).

    “Al Mondiale tifo Argentina”

    Questi, invece, i punti che riguardano il Toro: «La soluzione seconde squadre è una buona idea – prosegue Cairo -. Vogliamo lavorarci perché può essere una soluzione interessante». Quindi il messaggio recapitato indirettamente a Juric, con il quale vorrebbe allungare il rapporto entro la fine dell’anno: «Vagnati in Qatar ha visto una quindicina di partite, mi deve consegnare una relazione quindi valuteremo se ci siano talenti da prendere. Ho visto molto bene la Francia, ma anche il Brasile e l’Argentina per cui faccio il tifo, visto che laggiù ho qualche parente».
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    Toro: a centrocampo spunta Sulemana

    TORINO. Ilkhan e Adopo (il francese è in ballo per rinnovare il contratto in scadenza nel ’23) a gennaio se la giocheranno per una conferma nel gruppo di Juric, visto che presumibilmente uno dei due sarà mandato in prestito. C’è poi da aspettare in relazione a Lukic: per adesso il serbo che sta disputando i Mondiali non trova l’accordo per il prolungamento col club di Cairo, e a gennaio potrebbe essere sacrificato, a fronte della giusta offerta. Un’analisi introduttiva che permette di dire che al Toro serve almeno un centrocampista. Diventeranno due in caso di partenza di Lukic. Se l’ex capitano granata invece resterà, a Juric potrà essere consegnato un giovane già pronto all’uso, ma sul quale continuare a lavorare. Un giovane che abbia quelle doti fisiche di cui il centrocampo del tecnico croato è sguarnito, dopo le partenze di Mandragora e soprattutto Pobega.
    Il talento grezzo che piace a Juric
    Il nome nuovo valutato da Vagnati – dt che ha fatto rientro in Italia dopo la missione in Qatar – è quello di Ibrahim Sulemana del Verona. Classe 2003, in alcuni spezzoni disputati in campionato con i gialloblù (5 presenze) ha dimostrato di possedere talenti grezzi che sono degni di attenzione. Classico mediano, ha proprio nella resistenza fisica e nell’interdizione le doti più evidenti.
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    Il Toro guarda al futuro: ecco cosa sarà di Juric, Praet e Lukic

    TORINO – I tre nomi del Toro che verrà: Ivan Juric, Dennis Praet e Sasa Lukic. Dopo il prolungamento di contratto del dt Davide Vagnati, per dare continuità al progetto, adesso il presidente Urbano Cairo sta lavorando sul tecnico. Il croato ha il contratto in scadenza nel 2024, ma il presidente vorrebbe portarlo al 2025. Proprio per impostare un futuro importante. Per quanto riguarda il mercato, si stanno intensificando le trattative con il Leicester per il ritorno di Praet a Torino. Il belga in Inghilterra è ai margini e per questo ha perso i Mondiali. E’ furibondo e vuole tornare al Toro. Juric lo aspetta. E infine Lukic: nei giorni scorsi in un’intervista il serbo ha fatto chiaramente capire di voler lasciare il Toro per andare in un club che giochi in Champions: subito dopo il Mondiale oppure a giugno. Conclusione: il Toro a gennaio lo metterà sul mercato. LEGGI TUTTO

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    Come si cambia: con Praet il Toro di Juric ancora più offensivo

    TORINO – Con l’eventuale arrivo di Praet e la probabilissima partenza di Lukic, il Toro diventerà ancora più spregiudicato. Proprio come vuole Juric. Perché il belga è molto più offensivo del serbo. E se, come pare, il tecnico croato riuscirà ad ottenere il suo giocatore preferito (Praet appunto) prepariamoci a vedere una squadra tutta fantasia. Perché nei piani dell’allenatore c’è anche un sistema che prevede tutti i suoi trequartisti in campo visto che il belga è uno che sa anche difendere per poi impostare.
    Praet con Ricci e Linetty: che Toro
    Immaginate un centrocampo con Praet, Ricci e Linetty: tre elementi che sanno catturare palloni. Con Miranchuk a destra e Radonjic a sinistra a completare un centrocampo a cinque. Poi Vlasic più avanti in qualità di trequartista puro con un’unica punta che può essere Pellegri con Sanabria come alternativa. Di sicuro, dalla cintola in su, vedremo un Toro con tecnica, grinta e fantasia. Naturalmente Juric aspetta di avere tutti i suoi giocatori per provare il nuovo schema perché l’intenzione sarebbe quella di schierarli tutti. Con la difesa che, ovviamente, resterebbe a tre. LEGGI TUTTO

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    Il Torino a Juric: “Rinnoviamo il contratto”

    TORINO – «Ivan, noi siamo felici di andare avanti con te. Rinnovi? Prolunghiamo? Ci mettiamo al tavolo? Diamo una bella lucidata al percorso di crescita assieme?». La proposta “made in Cairo”, con Vagnati convinto ambasciatore, è stata presentata nei giorni scorsi a Juric. E così una notizia squarcia un intero sipario. Getta una luce completamente nuova sul futuro di Juric e del Torino e proietta già i destini intrecciati persino oltre il 30 giugno del 2024, l’attuale scadenza del contratto che lega l’allenatore croato al club granata. Una notizia con l’iniziale maiuscola, va detto: perché tutto quello che era successo in estate, in negativo, viene ribaltato dalla realtà dei fatti, oggi, sull’onda di una positività che Urbano Cairo e Davide Vagnati intendono dispensare, a modo loro, sulla strada battuta dal tecnico. Era fine luglio quando il dt e Juric finirono per mettersi le mani addosso nel parcheggio dell’hotel di Waidring, il ritiro estivo in Austria, al colmo di un litigio forsennato che raggiunse l’acme, come la valvola di una pentola pressione che all’improvviso non tiene più. Cairo, a dir poco sconcertato a Milano, non sapeva nemmeno più cosa pensare: e adesso che faccio, li caccio tutti e due? Ma poi? Poco meno di 4 mesi dopo, il mondo si è letteralmente ribaltato. E la scena ci mostra due persone, il presidente e il dt, determinati persino a corteggiare con parole sempre più morbide quell’uomo tanto acuminato, difficile da comprendere e da gestire, ora simpatico, ora scontroso, facile agli scatti d’ira, spigoloso, restio per carattere a trovare sulla sua tavolozza le sfumature dei grigi. Pur tuttavia, un grande allenatore. Un tecnico che in un anno e mezzo ha saputo trasformare una baracca appoggiata su uno scafo pieno di falle, nella tempesta, in una galera dei pirati agile a salpare e a muoversi con efficacia in mare aperto, anche tra le onde più grosse.

    La qualità di Juric

    Quando Juric prese in mano il Torino, due estati or sono, la squadra proveniva da un paio di campionati da incubo, vissuti entrambi con lo spettro della retrocessione davanti agli occhi. Una contestazione imperante contro Cairo, una sensazione di disfacimento progressivo, un gruppo di giocatori allo sbando, uno spogliatoio dilaniato.  Juric non le ha mai mandate a dire, anzi. Già dopo poche settimane vissute in granata sentenziò: «La situazione che ho trovato è allucinante a ogni livello, non credevo di scoprire una realtà del genere, qui c’è un lavoro immenso da fare se vogliamo crescere sia come società, sia come strutture, sia come squadra. C’è tutto da fare, tutto»: la tabula rasa che tratteggiavamo nelle righe precedenti. Un Toro coventrizzato più da una gestione societaria inadeguata che da allenatori non all’altezza. Juric è man mano riuscito a restituire ai giocatori identità, orgoglio, unità. Ha dato loro un’impronta netta: rivoluzione nell’organizzazione del lavoro, forme di anarchie sconfitte, personalità in campo, un gioco garibaldino, identità e coraggio, una sorta di tremendismo 2.0 sul prato. Il 10° posto finale sembrò fin un Natale, rispetto allo sprofondo del biennio precedente. E se questo è il quadro generale, i dettagli risultano ancor più luminosi.   Juric, per Cairo, rappresenta un piccolo re Mida: che oggi, con una rosa meno completa, ha già persino 3 punti in più dell’anno scorso (7, se le partite finissero 10 minuti prima…). Un taumaturgo del genere non se lo vuole far scappare a nessun costo, il pres: vedi l’attuale proposta di rinnovo almeno sino al 2025 con miglioramenti anche nell’ingaggio, già adesso da 2 milioni netti. Lui e Vagnati lo hanno deluso sul mercato, estate dopo estate. Ora Cairo prova a riconquistarlo, quell’incontentabile di Ivan: quell’insopportabile grillo parlante, quel criticone indefesso, quel rompiscatole pazzesco. Però bravo, bravissimo come allenatore. Uno dei migliori tra coloro che allenano in A, oggi. Tuttosport lo scrive da un anno e mezzo: la salvezza può essere rappresentata dalle elettrostimolazioni di Juric. I tifosi lo adorano in crescendo, da un anno e mezzo: a ogni partita, cori per lui. Cairo non può permettersi il lusso di perdere un… medico, un luminare così. «Allora, Ivan: prolunghiamo il contratto in queste settimane di sosta?».  
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    Torino, quanto costano i pupilli: servono 27 milioni

    TORINO – Tanti trequartisti, al Toro. E alcuni di questi dalla grande qualità. Ci riferiamo a Vlasic, Radonjic e Miranchuk. Ma non bisogna neppure dimenticare Demba Seck e Karamoh. Di questi, al momento, solo due sono di proprietà, tutti gli altri in prestito ma con diritto di riscatto. Del Toro sono già Demba Seck (pagato 4,5 milioni) e Karamok (1 milione). Si tratta di due ragazzi che in futuro possono fare il salto di qualità e per questo Ivan Juric ci sta lavorando con grande determinazione. E poi c’è Radonjic. In una conferenza stampa, fatta poco dopo la chiusura del mercato, Davide Vagnati ha annunciato (senza spiegare i motivi) che il serbo è già un giocatore del Toro. Probabilmente nel diritto di riscatto c’era una clausola che lo portava in granata dopo la prima partita ufficiale. Fatto sta che il diritto era di 2 milioni e che per il ds il giocatore è a tutti gli effetti granata.

    I riscatti di Vlasic e Miranchuk

    Diverso, invece, il discorso per gli altri due. A fine stagione, per riscattare definitivamente Vlasic, Cairo dovrà far partire un bonifico (destinazione West Ham) di 15 milioni. Una cifra consistente, certo, ma il nazionale croato in granata sta facendo molto bene. Sino ad oggi, infatti, in campionato ha già realizzato 3 gol ed è quasi sempre uno dei migliori. Elemento che tecnicamente è superiore alla media. Stesso discorso per Miranchuk anche se su di lui la cifra per il diritto di riscatto è leggermente inferiore a quella di Vlasic. Il russo può diventare tutto granata per 12 milioni. Insomma, per riscattare i due ci vorranno 27 milioni. Su questi tre giocatori (compreso Radonjic) il Toro punta molto visto che Juric li alterna con continuità e chiede loro di far compiere alla squadra il salto di qualità.
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    Cairo e Vagnati, il Toro ha un attacco penoso: fino a quando?

    Le perplessità sui limiti dell’attacco hanno accompagnato tutta questa prima parte della stagione, anche quando, a Monza e a Cremona e poi contro il Lecce, sono arrivate le uniche vittorie del Toro in dieci giornate. Adesso che nel proprio cammino Juric ha incontrato avversarie di qualità e soprattutto con panchine lunghe, il problema è esploso in tutta la sua potenza, perché se una squadra segna soltanto otto reti – peggio soltanto Fiorentina, Spezia, Cremonese e Sampdoria, tutte con una partita in meno – è evidente che puoi sostenere ragionevolmente che mancano i gol dei centrocampisti e degli esterni, ma prima di tutto, così è il calcio, manca la concretezza delle punte. È vero che nel derby il Toro si è trovato con una situazione particolare, perché un problema muscolare al polpaccio ha impedito a Sanabria di esserci e pure Pellegri è stato recuperato all’ultimo per un altro problema fisico di vecchia data che in parte ne avrà condizionato la prestazione sottotono, ma è chiaro che a fronte del poco concretizzato nelle altre partite non ci si può aggrappare a questi discorsi.
    Torino, il processo di crescita bloccato
    Juric ha saputo dare un’identità tattica alla squadra, ha provato a inventarsi qualcosa di diverso con tentativi magari discutibili (il tridente contro il Sassuolo, formato da Seck, Vlasic e Radonjic con Sanabria e Pellegri in panchina, era obiettivamente un azzardo) e tuttavia in parte dettati dalla necessità contingente, come ieri, e in parte dalla manifesta volontà di dare un segnale alla società, perché le parole pronunciate dopo la sconfitta testimoniano tutta la sua insoddisfazione. Il processo di crescita del Torino è bloccato: i punti in classifica sono gli stessi della scorsa stagione, la prima con il croato in panchina, e frutto dello stesso score (tre vittorie, due pareggi, cinque sconfitte), però le reti sono dimezzate. Non accadeva da otto anni che i granata arrivassero a questo punto del campionato con un bottino così misero: c’era Ventura e i gol erano sette. Riprendersi da una sconfitta nel derby, ancorché diventata una triste abitudine, non sarà facile, tanto più considerando che, dopo la partita di Coppa Italia contro il Cittadella, il Toro andrà a Udine e affronterà poi in casa il Milan. Ma intanto è necessario che Cairo e Vagnati prendano atto che, insieme al centrocampista di sostanza più volte invocato da Juric e magari rinunciando all’ennesimo trequartista, l’acquisto di un attaccante a gennaio è diventato imprescindibile e non potrà essere un elemento di secondo piano. Serve un titolare, serve un giocatore sul quale investire una parte sostanziosa dei ricavi propiziati dalla cessione di Bremer. Il direttore tecnico nelle ultime settimane è stato in giro per l’Europa a cercare occasioni e ha presentato al presidente una lista nella quale non può non comparire il nome di una punta: l’unico modo per riuscire a dare un senso a una stagione che altrimenti rischierà di scivolare in un anonimato deprimente del quale tutti farebbero volentieri a meno.
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    Torino-Juventus, Vagnati: “Bremer è un top player”

    TORINO – Tutto pronto per il derby della Mole tra il Torino e la Juventus. Il direttore sportivo sportivo granata, Davide Vagnati, ha parlato ai microfoni di Dazn a pochi minuti dal fischio d’inizio della partita: “E’ sempre difficile affrontare una squadra importante come la Juventus, ma noi dobbiamo pensare a noi stessi e giocare al massimo delle nostre possibilità. Solo così potremo toglierci delle grandi soddisfazioni”. Sulle preferenze di mister Juric per il reparto offensivo, Vagnati si è espresso così: “Dipende dalle caratteristiche di gioco degli avversari, Sanabria e Pellegri sono due attaccanti molto diversi. La scelta poi arriva anche in base all’avversario, allo stato di forma, Juric ha già giocato parecchie volte all’Hellas senza una vera prima punta”.

    Vagnati: “Bremer è un top player, lo saluterò dopo la partita”

    Immancabile una domanda su Bremer, grande ex della partita, alla quale Vagnati ha risposto così: “Se saluterò Gleison? Certo, lo farò dopo la partita. Io posso solo dire che è un top player e un professionista forte, poi non è mio compito fare le analisi della Juventus. Bisogna essere dentro per dire certe cose. Posso solo dire che Bremer è un ragazzo davvero forte”.
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