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    Ludergnani, il cruccio sul futuro della Primavera Toro

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    Torino, i rigenerati del nuovo corso: ecco la priorità di Vanoli

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    Toro, Dellavalle a Modena ha convinto: ora il rientro alla base 

    Nuovi Buongiorno crescono e pure molto bene. Il Toro si gode la crescita di un altro Alessandro, che sogna di ripercorrere il percorso dell’ex gioiello granata, passato in pochi anni dalla Serie B alla Nazionale. Per questo l’estate scorsa Dellavalle ha scelto un palcoscenico in cui crescere e mettersi in mostra. Se Buongiorno aveva svoltato a Trapani, per il classe 2004 la tappa-chiave potrebbe rivelarsi quella di Modena. In Emilia il difensore torinese ha trovat LEGGI TUTTO

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    “Vanoli non si tocca. Sono i giocatori del Toro a dover dare di più”

    Lo spartiacque della stagione è stato l’infortunio di Zapata: la rosa attuale, priva del colombiano, ha risorse tecniche e un grado di personalità tali da pensare a una pronta reazione? 
    “Parliamo di uno tra i pochi centravanti in Italia in grado di fare reparto da solo. Evidentemente c’è un Toro, forte, con Zapata al centro dell’attacco, e uno più modesto privo di Duvan. Anche perché in estate sono andati via tre giocatori che avevano un peso tecnico e morale molto importante: mi riferisco a Buongiorno che cuciva la difesa, a Bellanova che sfornava assist in serie, e pure a Rodriguez che aveva un ruolo decisivo in campo e dentro lo spogliatoio. Il contraccolpo, pur tremendo, era stato in qualche modo assorbito anche perché l’inizio di campionato è particolare, con risultati spesso sorprendenti”.
    La cessione di Bellanova, soprattutto per i modi nei quali si è concretizzata, ha aumentato la già intensa contestazione nei confronti di Cairo. È maturo il tempo perché metta in vendita la società? 
    “Sono nel calcio da tanti decenni, e posso dire che una contestazione simile non l’avevo mai vista. Mi riferisco in particolare alla durata. Il quadro è pesante, e penso che a questo punto rimanere in sella sia molto difficile e sicuramente scomodo. Cairo è maestro nel farsi scivolare addosso le cose, ma adesso credo che la situazione stia diventando non più sopportabile anche per lui. Si è vociferato di un interesse della Red Bull, ma per me sarà un fondo, a rilevare il Torino”.
    Vanoli è l’allenatore giusto, in tale frangente? 
    “È perfetto, è da Toro per gavetta e per sentimento. Viene dalla B come Giagnoni e Radice e ha il trasporto e l’umanità di un Mondonico. Vanoli ha capacità, ma il punto è che la squadra lo deve seguire. Sono i calciatori, che devono tirare fuori la rabbia, la voglia di fare e una buona dose di coraggio. Qualità che ultimamente non hanno espresso. Alcuni si sono seduti sugli allori”.
    A chi si riferisce?
    “Ricci mi dà l’idea di essersi un po’ accontentato: potrebbe dare di più, e invece è come se si stesse dicendo: ‘Va beh, tanto io sono bravo lo stesso’. La società sarà contenta del valore economico del cartellino che sale, e dell’interesse dei grandi club sul ragazzo, ma questo non so se stia aiutando la maturazione di Ricci. Un giocatore della Nazionale dovrebbe essere padrone del centrocampo, dovrebbe prendere in mano la squadra, lanciare, verticalizzare, tirare, e invece troppe volte Samuele si limita al compitino. Prenda da Barella, il quale ha un’intensità nella partita che ancora Ricci non ha. Ilic ha colpi, ma anche da lui è lecito aspettarsi di più. E poi va trovata una quadra alla voce Vlasic: lo vedo bene a ridosso di una punta, in modo tale da irrobustire il centrocampo. Da mezzala avanzata e con due punte, aiuta poco in ripiegamento. Poi c’è Sanabria che sta faticando, ma gli stanno anche arrivando davvero pochi palloni interessanti. In Adams credo, per quanto stia patendo l’assenza di un compagno di reparto con cui si trovava a meraviglia come Zapata”. 
    Quanti granata, allo stato dell’arte, possono assumere il ruolo di leader?
    “Non ne vado. Per un po’ l’ha fatto Linetty, ma dopo qualche complimento pure lui, come Ricci, si è afflosciato. Il problema del Toro non è certo Vanoli: mi arrabbio quando si parla di esonero perché a mancare a monte è stato l’impegno della società, a valle l’apporto dei giocatori. Non oso immaginare come abbia preso il tecnico l’uscita di Bellanova. Sportivamente parlando una partenza drammatica, per questo Torino. La sua cessione, chissà, potrebbe anche essere un residuo dell’operazione che ha portato Zapata al Torino, ma non Buongiorno all’Atalanta”.
    Dal mercato di gennaio cosa si aspetta? 
    “Posso dire cosa serve: un difensore centrale, un esterno e un centravanti come minimo. Poi una soluzione in più a centrocampo, anche per mettere un po’ di pepe a Ricci, Ilic e Linetty, male non farebbe. E dico questo pur tenendo conto del mio gradimento per Gineitis”.
    La prossima gara contro il Monza è l’incrocio migliore per ripartire?
    “Sarà una partita da affrontare con pazienza, senza volerla sbloccare subito. Da una crisi si esce con calma: vincere sarà importante tanto quanto non perdere…”.  LEGGI TUTTO

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    Torino, Vanoli perde Ilic e Sosa: l’esito degli esami strumentali

    Non arrivano buone notizie dall’infermeria per il Torino di Paolo Vanoli. I granata perdono infatti due elementi importanti in vista della gara di domani contro il Cagliari, che si giocherà all’Unipol Domus a partire dalle ore 18. Il Toro dovrà infatti fare a meno sia di Ivan Ilic che di Borna Sosa: entrambi nelle scorse ore hanno sostenuto gli esami strumentali. Due stop che si protrarrano per un lasso di tempo ancora da definire.
    Torino, Ilic e Sosa infortunati: l’esito degli esami
    Lo aveva anticipato Vanoli nella conferenza stampa pre gara: Ilic e Sosa out, oltre al febbricitante Tameze. Ora sono arrivati anche i responsi dagli esami strumentali. Questa la nota diramata dal Torino attraverso i propri canali ufficiali: “Gli accertamenti strumentali cui è stato sottoposto Ivan Ilic hanno evidenziato una lesione focale al tendine del bicipite femorale sinistro. Esami anche per Borna Sosa: per l’esterno croato lesione miotendinea di secondo grado al vasto mediale sinistro”. Si allunga la lista degli assenti dunque, in aggiunta al lungodegente Zapata. LEGGI TUTTO

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    Allarme Toro: Zapata, limiti e ko. Serve solidità, ma la società?

    TORINO – Il buco nero per il Toro ha un nome e non c’è bisogno di aver letto i libri di Stephen Hawking per comprendere che si chiama Zapata. In un secondo, quel maledetto secondo che alla fine della partita ha inghiottito in un colpo solo il suo ginocchio sinistro e il 30% della forza e delle potenzialità del Torino, un terremoto si è abbattuto sulle speranze, sulle ambizioni, sulle prospettive, sulla solidità e sui destini della squadra di Vanoli. Ceduto Buongiorno, che per i granata rappresentava un leader universale, e venduto anche Bellanova, il miglior produttore di pericoli e assist della scorsa stagione, era rimasto il colombiano a trascinare i compagni con i suoi movimenti a tutto campo, con il suo alto indice di aggressività e con i suoi gol (3 in campionato più uno in Coppa Italia, dopo la dozzina di reti della scorsa stagione), e a rappresentare un punto di riferimento fondamentale nello spogliatoio, con la sua personalità. Fine: in un istante tutto è andato in fumo, è evaporato.
    L’infortunio di Zapata
    E, in attesa delle sentenze mediche ufficiali, fin d’ora la prospettiva di dover rinunciare a Zapata per tutta la stagione assume davvero i contorni di un buco nero, all’interno del quale si è dissolto improvvisamente tutto un mondo. «Puntiamo all’Europa», avevano già detto più giocatori. Puntare all’Europa, provarci, era anche il vademecum emerso dalle discussioni di inizio stagione tra Cairo, Vagnati e Vanoli. E il brillante inizio di campionato aveva persino sfornato, una tantum, quel 1° posto in solitudine alla 5ª giornata: un viatico, ma pure un piedistallo concreto per la lievitazione delle ambizioni. Invece, adesso… Mettiamo i fattori in fila: 1) data la voragine che si è aperta in attacco (e vediamo anche se Adams continuerà così spesso a segnare, senza i movimenti scardina-difese di Duvan); 2) dato il processo di sgonfiamento del soufflé uscito dal forno a settembre (3 ko di fila, considerando anche l’eliminazione dalla Coppa Italia); 3) dati i preesistenti limiti strutturali della rosa in specie in difesa e sulle fasce; 4) e dato pure il contesto (l’esordiente Vanoli con al fianco una società scheletrica e globalmente non all’altezza), non si può escludere a priori, purtroppo, il rischio, l’incubo che questa squadra tra qualche mese si ritrovi risucchiata nelle parti mediobasse della classifica.
    Alludiamo al pericolo del dissolvimento della fiducia, della scomposizione dell’unità di gruppo e di uno scollamento rispetto alla rivoluzione tattica e di mentalità propugnata da Vanoli: non sia mai! Ma i pericoli vanno compresi e affrontati, per prevenirli: e un allenatore va coadiuvato e difeso anche aiutandolo a sbagliare il meno possibile. Mentre i giocatori non vanno soltanto motivati, ma anche rimessi dentro a un recinto quando deragliano nei comportamenti, nello spirito di sacrificio, nell’attaccamento. Tra l’altro: quel richiamo lanciato da Vanoli alla vigilia di San Siro proprio quanto ai comportamenti, agli stili di vita e all’impegno in allenamento ci aveva già fatto pensare, e parecchio.
    I prossimi impegni in campionato
    Per la tranquillità di tutti, meglio bloccare subito l’emorragia e fare punti alla ripresa del campionato sia a Cagliari, sia dopo col Como. I 3 ko di fila sono arrivati sotto una mole di reti incassate (8; e già 11 sono i gol presi in 7 giornate). Questa squadra, così indebolita in difesa (non dimentichiamo anche l’uscita di scena dell’ex capitano Rodriguez, non sostituito da un braccetto di ruolo per il centrosinistra), ha già ampiamente dimostrato di ballare troppo (nessun’altra formazione ha subito più tiri nello specchio) e di andare troppo spesso per merenda sia nelle cosiddette transizioni difensive, sia nelle marcature (a Milano il non plus ultra in negativo, sui 3 gol dell’Inter). Non abbiamo compreso appieno i ripetuti cambiamenti dell’assetto difensivo nelle scelte dei titolari e lo spostamento forzato negli ultimi tempi di Coco da centrale a braccetto: la fase difensiva appariva più solida a inizio stagione. E la mediocrità delle fasce, tra fragilità difensive e scarso apporto alla manovra offensiva, rappresentano un altro limite strutturale imputabile a Cairo e al suo organico dt.
    Vagnati, intanto, scalda, cura, protegge, accresce l’attaccamento dei giocatori (e il fegato dei tifosi) andando in tv a dire che li prende con l’idea di venderli a una squadra più importante magari anche già l’anno dopo: «Così ho convinto Adams», mentre Ricci ormai è diventato così bravo da poter giocare «con qualsiasi allenatore in qualsiasi squadra». Un vilipendio sportivo, storico, strategico, sentimentale e morale. Cairo, contestatissimo, non si vede allo stadio da maggio e non sappiamo che presa reale abbia sulla squadra. Vagnati, con le sue qualità ma anche con i suoi limiti oggettivi, è l’unico vero assistente dirigenziale di Vanoli (il vicedt Moretti sta un passo indietro), nonché l’unico preside per la scolaresca dello spogliatoio. Con Cairo, da sempre, le debolezze della squadra sono amplificate dalle debolezze societarie. Quando le cose vanno benino, gli allenatori si illudono a turno di coprire loro stessi le latitanze e le omissioni della società. Quando invece le cose vanno male per lungo tempo, o ci lasciano le penne oppure devono compiere imprese per portare la barca in salvo. E questo lo dicono i fatti, la storia, i campionati, i 19 anni di Cairo. Se anche il destino fosse arrabbiato con lui, non avrebbe potuto colpirlo meglio a ‘sto giro: ficcando Zapata in un buco nero, ha levato al presidente e al suo dt un mare di alibi, di pretese e di scudi protettivi. I nodi, e il solito pettine. LEGGI TUTTO