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    Corvino: “Vlahovic-Chiesa? Vi spiego come giocheranno insieme alla Juve”

    TORINO – Direttore Pantaleo Corvino, innanzitutto complimenti a lei e al suo Lecce. E’ bello iniziare da quella foto che compare sul suo profilo WhatsApp: la tifoseria giallorossa e lo striscione “Pantaleo vinci”. Trasmette successo, emozioni, un legame forte. 

    «Beh, abbiamo raggiunto un obiettivo straordinario seguendo un percorso programmato ma non proclamato. Con fondamenta forti su tutti i livelli, compreso il settore giovanile. Abbiamo ricostruito e abbiamo avuto la meglio contro avversari forti in tutti i sensi, con immissioni di capitali di proprietà straniere ed italiane tra le più facoltose, che hanno alterato gli standard dei campionati di Serie B. Ecco perché sono molto orgoglioso. Felice per l’obiettivo raggiunto ma più felice ancora per il percorso di costruzione che stiamo attuando. Abbiamo costruito in così poco tempo un gruzzoletto, adesso dobbiamo lavorare sodo per creare un tesoretto. Dopo l’impresa di arrivare primi in B, servirà un miracolo per la salvezza in A». 

    Che Serie A si aspetta, ai massimi livelli? Milano resterà al centro del calcio italiano o la staffetta Inter-Milan è solo una coincidenza? 

    «Immagino una Serie A in cui saranno protagonisti non solo il Milan e l’Inter. Credo che ci saranno la Juve ed il Napoli, ma anche la Roma con la Lazio». 

    La Juve per recuperare punterà molto sul “suo” Vlahovic. 

    «Dusan è stato l’ultimo mio colpo nella Fiorentina. In quella squadra c’era un attacco con Vlahovic, Muriel, Chiesa e Simeone! Ora sto pensando a chi sarà il prossimo a Lecce, la mia Firenze del sud». 

    Quanto può ancora crescere Vlahovic e come può essere aiutato per esprimersi al massimo delle sue potenzialità? 

    «Ma Dusan è ancora un 2000. La Juve a quelle condizioni ed al mercato di gennaio ha fatto un grosso affare. Come lo ha fatto la Fiorentina a cederlo a quelle condizioni contrattuali. La Juve se lo godrà per tantissimi anni. Vedrete che coppia Federico e Dusan! Da far invidia al mondo intero». 

    Ci spiega perché, secondo lei, sono così ben assortiti. 

    «E’ una grande coppia perché Vlahovic e Chiesa hanno caratteristiche diverse e vanno a completarsi. Immagino Federico sulla fascia oppure dietro Dusan: non sarà facile per nessuno fermarli. Peraltro a livello umano il feeling tra di loro è molto forte». 

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    Guarda la galleryChiesa e Vlahovic al GP di Monaco: la Juve “tifa” Ferrari e Alfa Romeo LEGGI TUTTO

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    “Vlahovic, non finisce qui”, dal 25 maggio in edicola con Tuttosport

    Dusan Vlahovic ha solo 22 anni ma già mille storie da raccontare. Noi di Tuttosport abbiamo provato a raccogliere le più divertenti, le più emozionanti e le più significative in un libro. Si intitola “Vlahovic, non finisce qui”, scritto dal Direttore di Tuttosport Guido Vaciago: aneddoti e retroscena della storia del serbo, contenuti nel libro che inizia dai trentadue secondi sufficienti a Dusan per entrare nella storia della Champions League e ripercorre la sua carriera, dai primi sbalorditivi numeri sui campetti di calcio a 5 della sua squadra di quartiere a Belgrado fino alla firma del contratto con la Juventus. E proprio la trattativa fra la Fiorentina e la Juventus è oggetto di un capitolo molto interessante, perché svela alcuni passaggi che non sono mai stati raccontati su siti e giornali. Significativo anche il capitolo in cui Cesare Prandelli racconta come ha fatto a trasformare un ragazzo in crisi nel campione che tutti hanno poi scoperto («Si trattava solo di lucidare un diamante», spiega l’ex ct nel libro). Lo stesso Vlahovic, d’altronde, ha detto di Prandelli una frase molto significativa: «Mio padre un giorno mi ha confidato: se l’allenatore della Fiorentina fossi stato io in persona, non avrei fatto tutto quello che ha fatto Prandelli per te».  Dal secondo padre allo “zio” acquisito: un altro capitolo interessante vede il contributo di Alberto Marangon, all’epoca team manager della Fiorentina e amico di Dusan fin dal primo giorno in cui è sbarcato a Firenze. Marangon racconta aneddoti divertentissimi su un piccolo Cristiano Ronaldo che doveva essere letteralmente cacciato dalla palestra del centro sportivo dopo la fine degli allenamenti. E la voglia di migliorarsi così come il senso del lavoro rappresentano il filo conduttore principale della vita professionale di Vlahovic, che ha sempre avuto le idee chiarissime e una determinazione fuori dal comune per realizzarle, senza mai spaventarsi di fronte alle difficoltà. Non si diventa per caso l’esordiente più giovane di sempre nel derby di Belgrado (il derby più derby di tutti, con un tifo che intimidirebbe chiunque). «Mentre scendevo in campo guardavo la curva del Partizan e pensavo: solo qualche mese fa ero lì, a tifare per i giocatori che adesso sono miei compagni».  È stato uno dei momenti più emozionanti della carriera di Dusan, uno dei tanti, perché non finisce qui.

    Il libro “Vlahovic, non finisce qui” ti aspetta in edicola con Tuttosport dal 25 maggio al 30 giugno LEGGI TUTTO

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    Vlahovic uomo simbolo della Juve e già torinese doc

    TORINO – Dusan Vlahovic è già l’uomo simbolo della Juventus e lo sarà ancora di più con la rivoluzione bianconera, dopo qualche mese di “apprendistato” e i primi 9 gol dell’avventura sotto la Mole. L’attaccante serbo è già ben inserito nel tessuto cittadino, si gode ogni angolo di Torino, come alla vigilia del match di Firenze, ultima di campionato contro la sua ex squadra. Una merenda in piazza San Carlo, camicia bianca, occhiali e un sorriso grande così. Sì, Dusan è già un torinese doc. E non vede l’ora di vincere qualche trofeo, dopo gli zero tituli di quest’anno. LEGGI TUTTO

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    Juve, Vlahovic e Chiesa punti di partenza

    La Juventus non riparte da zero ma da due. Vlahovic e Chiesa sono le sole certezze di una squadra che va riformata, in ogni settore. Due certezze di valore oggettivo, una mortificata da quando è arrivata da Firenze, ovviamente trattasi della punta serba, l’altra con l’interrogativo di una condizione atletica e fisica da recuperare. Il resto è routine ordinaria, di un gruppo che ha smarrito le sue caratteristiche storiche, la fame, la cattiveria, il cinismo oltre alla qualità degli interpreti. Mi limito a sottolineare le due valenze, anche di bilancio, perché c’è molto da scartare se davvero si voglia ricostruire, almeno nel quadro tecnico, l’identikit della Juventus che tutti conoscevano. Nessun dubbio sul valore del portiere, di Bonucci o di Cuadrado, di Rabiot o di McKennie, di Locatelli o Morata ma siamo a note di margine mentre non si può pensare di ricominciare con la coppia brasiliana Arthur-Alex Sandro, così come De Sciglio e Rugani o, ancora, Bernardeschi e Zakaria, tutta gente che fa numero e provincia, raramente fa grande squadra.Sullo stesso argomentoAllegri e Juve, ora serve di piùJuventus

    La missione non è facile, anzi è impossibile considerato il patrimonio a disposizione dei dirigenti che, a loro volta, non sono esenti da responsabilità. In questa Juventus, fatta eccezione per il presidente che ha scelto la politica del silenzio, sono in troppi a parlare e la staffetta dei portavoce, nei prepartita, è la didascalia di quello che accade. Nedved, poco prima della partita con il Genoa, azzarda un paragone di Kean con Ronaldo e garantisce almeno 25 gol ma a condizione che il ragazzo giochi vicino alla porta, lo stesso Kean sbaglia in modo fantozziano il gol che avrebbe chiuso la partita invece subito dopo vinta dal Genoa. Arrivabene spiega il momento di Vlahovic ricordando che anche Ibrahimovic al primo anno ricevette critiche e poi esplose l’anno successivo, cosa che invece accadde esattamente al contrario. Ognuno ha il proprio quarto d’ora di gloria. Su Allegri non aggiungo altro. Mi è bastato vedere Dybala nel compito di “schermare” Brozovic. A voi studio.

    Sullo stesso argomentoVlahovic e la Juve, clamoroso messaggio d’amore sui socialJuventus LEGGI TUTTO

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    Vlahovic e la Juve, clamoroso messaggio d’amore sui social

    TORINO –  “Partite come queste fanno male. Ma se ho imparato una cosa è che sono pronto a scendere all’inferno con te, se servirà a riportarti in paradiso”. È il messaggio di Dusan Vlahovic sui social dopo la finale di Coppa Italia persa contro l’Inter. L’attaccante serbo, apparso visibilmente deluso al fischio finale, ha realizzato il gol del momentaneo 2-1 per la rimonta bianconera che non è però bastato visto il pareggio dei nerazzurri e il sorpasso nei tempi supplementari. Vlahovic ha condiviso il suo messaggio tramite Instagram, postando anche una sua foto in bianco e nero, scatenando la reazione dei tifosi, carichi e felici per le parole dell’attaccante. Guarda la galleryJuve-Inter: Vlahovic non molla, Chiellini addio da grande. Le pagelle bianconere LEGGI TUTTO

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    Vlahovic, Zidane e Nedved danno fiducia

    TORINO – Sono poche, e sempre ammesso che esistano, le società che hanno la celeberrima asticella fissata più in alto rispetto a quella della Juventus. Per questo scoprirsi da subito novelli Fosbury, in bianconero, non è scontato. Neanche se il proprio dna è quello dei fuoriclasse. Per informazioni chiedere a un certo Zinedine Zidane, sbarcato a Torino nell’estate del 1996 con le stimmate della luminosa stella e, per alcuni mesi, divenuto lampadina a intermittenza. Spaesato, forse spompato, certamente gravato da una pressione che non aveva mai avvertito così nitida al Cannes o al Bordeaux. «Dopo quattro mesi venne da me e mi disse che, se fosse stata mia intenzione cederlo a causa del suo rendimento, lo avrebbe capito», racconterà anni dopo Marcello Lippi.Sullo stesso argomentoVlahovic, la carica di Prandelli: “Non pensare al gol e ne farai un mare”Juventus

    Juve, Zidane e la svolta Inter

    Spalleggiato da un allora compagno di squadra di Zizou come Michele Padovano: «Si sentiva fuori contesto, all’inizio non osava neanche battere i calci di punizione: delegava a me il compito». Tra gli aneddoti svelati successivamente dal Pallone d’Oro del 1998 troveranno posto anche gli allenamenti di Ventrone, massacranti, e le difficoltà sotto l’aspetto tattico, palesate nelle prime settimane. E spazzate via una magica notte di fine ottobre al Delle Alpi, di fronte all’Inter, quando Zidane finalmente incanta, segnando una rete da cineteca, e si prende la scena. Anche i più scettici sono costretti a ricredersi, mentre il transalpino getta le basi per diventare uno dei pupilli dell’Avvocato Agnelli. E inizia a ricamare una stagione da sogno con Scudetto, Coppa Intercontinentale e Supercoppa Europea, macchiata solo dalla finale di Champions persa di fronte al Borussia Dortmund. 

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    Guarda la galleryGenoa-Juve 2-1, le pagelle: Vlahovic imbavagliato, lampi di Miretti LEGGI TUTTO

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    Bonucci: “Juve in costruzione. Scudetto? Dico Inter”. Su Vlahovic…

    TORINO (ITALPRESS) – Domenica, grazie alla doppietta di Bonucci che ha steso il Venezia e allo 0-0 della Roma in casa contro il Bologna, è arrivata l’aritmetica qualificazione alla prossima edizione della Champions League, eppure in casa Juve c’è il rammarico di non poter lottare per lo scudetto, ormai appannaggio delle due milanesi. A tal proposito, il difensore bianconero, ospite di Supertele su Dazn, ha commentato: “C’è del rammarico perché abbiamo perso punti per strada che col senno di poi fanno pensare. Con tre-quattro punti in più gestiti in un’altra maniera eravamo lì, a combattere fino all’ultima giornata. Però la Juventus è in un momento di cambiamento e certi errori ci possono stare, basta che siano da insegnamento per guardare avanti e crescere. La speranza è quella di fare qualcosa in più il prossimo anno sia in Italia che in Europa”.Guarda la galleryJuve, primato italiano in Champions: ecco le più presenti
    Bonucci sulla lotta scudetto
    Tornando al duello tra Milan e Inter, il difensore della Nazionale vede favorita la squadra di Inzaghi: “Questo campionato ci ha riservato sorprese anche se i nerazzurri hanno tre sfide abbordabili. È bello vivere questa lotta fino all’ultimo, peccato non esserne protagonisti perché bastavano pochi punti in più”. Come quelli persi nello scontro diretto all’Allianz Stadium contro l’Inter, partita che Bonucci ha vissuto da bordocampo così come quella contro il Villarreal che ha decretato l’eliminazione dei bianconeri agli ottavi di Champions League. “Viverle da fuori è stato veramente difficile, soprattutto perché non puoi aiutare i compagni – sottolinea Bonucci -. Purtroppo, ho saltato partite cruciali quest’anno ed è un grosso rammarico. Ora voglio chiudere la stagione alla grande”.
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    Bonucci sulla parentesi al Milan e i consigli a Vlahovic
    A proposito della stagione in rossonero rivela: “Per me prima di tutto viene la Juventus. Quella scelta fu dettata da momenti di delusione, rabbia e frustrazione poi cancellati. Dagli errori si impara, ma oggi sono contento di essere un esempio per i giovani e spero di esserlo per almeno altri due anni, fino alla scadenza del contratto nel 2024”. A Vlahovic consiglia: “Deve capire che deve giocare con meno frenesia. Gli viene chiesto di tenere la palla per farci salire e quindi deve capire la cosa giusta da fare. È giovane ed è normale che voglia strafare, ce lo teniamo stretto perché ci ha portato entusiasmo, gol e pesantezza in avanti togliendo responsabilità ad altri. Per noi è importante”. Sul dibattito giochisti-risultatisti sentenzia: “Abbiamo fatto grandi partite di livello agonistico e non è arrivato il risultato, mentre altre volte in cui abbiamo faticato poi abbiamo vinto. In questa stagione abbiamo pagato la poca esperienza dei tanti giovani di questa rosa, ma le basi per fare qualcosa di importante in futuro ci sono”.
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    Juve, le punizioni sono un problema: Vlahovic e il mercato le soluzioni 

    TORINO. In realtà c’è uno juventino che ha segnato su punizione in questo campionato. Solo che quando lo ha fatto non era ancora juventino: quando il 24 ottobre ha piazzato un meraviglioso e potente sinistro a giro alle spalle di Cragno, Dusan Vlahovic indossava ancora la maglia della Fiorentina. Quel sinistro però non lo ha lasciato a Firenze. In bianconero non lo ha ancora messo in mostra da fermo, ma una punizione del genere non si calcia per caso. DV7 ha l’applicazione maniacale nel lavoro del numero 7 che lo ha preceduto in bianconero e non potrà che affinare le proprie doti balistiche in allenamento. E anche in partita, visto che l’addio di Dybala lo candida a futuro esecutore delle punizioni da destra. A meno che il mercato non porti qualcuno con cui dividere l’onore: ne parleremo. […] Ovviamente la Juventus sta seguendo i suoi obiettivi prima di tutto per le loro qualità a palla in movimento, ma l’abilità sui calci piazzati sarà un fattore tenuto in considerazione. Fattore che per esempio rende più intrigante l’ipotesi di ingaggiare a parametro zero Angel Di Maria, mancino capace di 10 gol su punizione (e uno direttamente su angolo) nel Paris Saint-Germain. Oppure Paul Pogba, non un cecchino implacabile, ma comunque sempre capace di superare barriere e portieri in un colpo solo.Sullo stesso argomentoJuve tra Zaniolo e Di Maria: pro e contro di due possibili colpi estiviCalciomercato Juventus LEGGI TUTTO