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    Modena, non chiamatela sorpresa

    TORINO –  Come si dice in questi casi, la fortuna bisogna sapersela meritare. Sabato scorso, il Modena di Paolo Bianco è di scena a Catanzaro, partitona d’alta quota che può dire molto del futuro di entrambe, giacché stanno andando oltre le aspettative estive. I calabresi passano in avvio con l’irresistibile Vandeputte, pari emiliano quasi immediato, con Manconi. La gara resta gradevole ed equilibrata, entrambe provano a vincerla. Finché nel recupero il Catanzaro coglie una traversa clamorosa con Ambrosino, il portiere Seculin può solo guardare la palla rimbalzare con forza in campo, al punto da innescare il contropiede canarino. Che l’albanese Kleis Bozhanaj – 22 anni, ex Carrarese in C, scuola Empoli – spietato trasforma nel gol della vittoria del Modena. Anche così va il calcio ma non si parli di scippo degli emiliani perché sul campo non hanno rubato nulla. E si sono meritati la fortuna perché affrontavano con parecchie assenze una sfida chiave che ha permesso loro di scavalcare il Catanzaro in classifica e d’insediarsi a sorpresa al terzo posto, a -2 dal Venezia secondo, cioé dalla zona A diretta. Poi, dopo la vittoria del Palermo nel recupero di ieri, il Modena ora è quarto. Davvero formidabili, di questi tempi, i canarini di Bianco. Sono alla terza vittoria di fila grazie a una squadra solida che dopo un avvio promettente (successi nelle prime tre uscite), non raccoglievano i 3 punti dal 2 settembre. E questo ci dice quanto sia equilibrata anche questa B: passi quasi due mesi senza vittorie, poi ne azzecchi tre di fila e senti profumo di Serie A. Ma non corriamo troppo. Le candidate alla promozione sono altre, non certo il Modena. Che così può giocarsi le sue carte a fari spenti, senza le pressioni con cui devono convivere le favorite. Però, nel 2024, saranno vent’anni che a Modena non si respira la Serie A. Vuoi vedere che alla famiglia Rivetti, che ha preso la società in C nel 2021, riesce il colpo grosso? Sarebbe il giusto premio a chi guida il club con una passione genuina, a iniziare dal rispetto della maglia (quelle assurde con cui giocano ormai tutte le squadre, a Modena sono bandite). Che ha un occhio di riguardo per i giocatori italiani e gli stranieri sono in modica e tollerabile quantità. Che sul mercato ha un ds, Vaira, che non stupisce con effetti speciali ma che quest’estate ha azzeccato i colpi giusti in ogni reparto: difesa rinforzata da Zaro (preso dal Sudtirol, forse il miglior centrale della scorsa B, match winner nella vittoria di Brescia del 24 ottobre); mediana (già ottima con Gerli e Magnino) impreziosita dall’innesto di Palumbo, uno che ha fatto la storia recente della Ternana e che proprio nella vittoria sugli umbri ha segnato il 29 ottobre il suo primo gol per i canarini; attacco dove si sta vincendo la scommessa Manconi, a Catanzaro al 2° gol stagionale. Scommessa per modo di dire: Manconi dieci anni fa, quando venne fuori dal Novara, era considerato un mezzo fenomeno da tenere d’occhio. Doveva maturare di testa, il resto c’era già tutto. Così, prima ancora che finisse la scorsa stagione, Vaira si accordava con lui dopo che in C all’AlbinoLeffe, aveva segnato 43 gol in 98 gare. E ora Manconi, a 29 anni, è forse salito sull’ultimo treno buono che passava. E chissà dove lo porterà, lui e il Modena. Intanto, sabato alle 16.15, al Braglia sbarca la Sampdoria di Pirlo che forse sta risolvendo i suoi problemi. Ma intanto, anche per il -2 con cui i blucerchiati hanno iniziato la stagione, che soddisfazione per il Modena affrontarla con dodici punti di vantaggio. Magari, quest’estate, c’era chi si immaginava il contrario. LEGGI TUTTO

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    Modena, buone mosse: va tenuto d’occhio

    TORINO – C’è molta curiosità su che tipo di campionato potrà fare il Modena che venerdì 28 affronta il Torino in amichevole, test interessante per capire le potenzialità dei canarini. In panchina non c’è più Attilio Tesser. L’allenatore di Montebelluna in due anni ha riportato il Modena in B al primo colpo e la stagione successiva ha ottenuto una salvezza tranquilla che non era scontata, con la squadra che mai ha rischiato di venir risucchiata nella bagarre salvezza. Certo, ancora un po’ bruciano quei playoff sfumati nelle ultime giornate perché erano davvero alla portata. Ma con l’organico che aveva a disposizione, Tesser ha fatto il suo e anche qualcosa di più. A fine stagione lui e la famiglia Rivetti, proprietaria del Modena, hanno fatto le loro valutazioni e sulla panchina è approdato Paolo Bianco, una delle scommesse più da seguire della prossima B. Bianco giunge a Modena dopo essere stato nello staff di Allegri alla Juve. Ex difensore, 524 presenze e 13 gol nei professionisti, ha firmato un biennale con opzione fino al 2026. Da allenatore, iniziò come vice nella Primavera del Sassuolo (giocava negli emiliani quando salirono per la prima volta in A). Poi ha diretto in C Siracusa e Sicula Leonzio. Nel 2019 entrava nello staff di De Zerbi, era con lui al Sassuolo e allo Shakhtar Donetsk. Per quel che s’è visto nelle prime uscite, il suo Modena dovrebbe schierarsi col 4-3-1-2 che era pure lo storico marchio di fabbrica di Tesser, anche se nell’ultima stagione coi canarini preferiva optare per il 4-3-2-1. Da capire di quale squadra disporrà, anche se i Rivetti e il ds Vaira non si stanno muovendo male in questa fase di mercato, tutt’altro. Certo, pesa la partenza di Diaw, autore di un’ottima stagione e rientrato al Monza (si è così rilanciato a Modena, che i brianzoli pensano di prolungargli il contratto e di tenerselo per la A). In avanti però, dalla Cremonese è tornato Strizzolo (stavolta a titolo definitivo) che da gennaio aveva fatto vedere cose buone coi canarini. Ma attenzione alla scommessa Manconi: classe 1994, giunto da svincolato, ormai sembrava avesse un radioso futuro alle spalle. Lo lanciò il Novara e pareva un predestinato, diceva d’ispirarsi a Cristiano Ronaldo e Candreva. In realtà, complice qualche limite caratteriale, ha passato quasi tutta la carriera in C. Ma da qualche tempo mostrava di essere da B (almeno). Perché ha raggiunto la maturazione giusta. Giunge a Modena dopo aver segnato nell’AlbinoLeffe 43 gol in 98 gare, ora è insomma l’attaccante che si prefigurava una decina d’anni fa, adesso potrebbe avere la testa giusta per imporsi anche ad alti livelli, non è mai troppo tardi. Sempre davanti, il gioiellino Bonfanti potrebbe rimanere, il Modena chiede cifre importanti per lui perché vorrebbe ancora goderselo e in effetti questa stagione potrebbe essere quella della sua definitiva consacrazione, è pur sempre un 2002. Finora, il colpo più interessante è stato l’arrivo di Palumbo dalla Ternana (a cifre contenute, anche per questo potrebbe rivelarsi un affarone): è stato una delle anime delle Fere, centrocampista completo che sa come essere incisivo davanti, incuriosisce scoprire dove lo schiererà Bianco, perché può ricoprire diversi ruoli. Inoltre è arrivato il terzino Cotali, utile gregario nel Frosinone appena salito in A e sempre per la difesa, è tornato Zaro, reduce da un gran campionato nel Sudtirol, qualche mese fa diceva che, se non andava in A (e c’era la possibilità), poteva accasarsi solo a Modena, dove aveva giocato dal 2019 al 2021. E sulla fascia sinistra potrebbe fare comodo il ritorno di Guiebre, originario del Burkina Faso, prelevato un anno fa dal Monopoli e girato in prestito in C alla Reggiana, dove ha fatto una stagione promettente (34 presenze, 2 gol), è pur sempre il giocatore che aveva scelto il Modena per la sostituzione di Azzi. Inoltre, a dimostrazione di quanto la famiglia Rivetti tenga alla crescita complessiva del Modena, a dirigere il settore giovanile è arrivato Andrea Catellani. Lo ricordate? Fu un dinamico attaccante che dovette ritirarsi a soli 29 anni per problemi cardiaci. Ora sta diventando un dirigente da tenere d’occhio, a giugno la sua Under 18 della Spal vinceva per la seconda volta di fila il titolo nazionale, battendo l’Inter: i nerazzurri pensavano di portarlo al proprio settore giovanile per il dopo Samaden ma il club emiliano li ha anticipati. Insomma, ci sono tante premesse interessanti, questo Modena potrebbe anche riuscire ad alzare l’asticella se il debutto in B di Bianco sarà all’altezza delle aspettative. LEGGI TUTTO

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    Fenomeno Sudtirol: sarebbe da A

    TORINO – E pensare che, in estate, i soliti giudizi frettolosi predicevano per il Sudtirol un immediato ritorno in Serie C. La prima stagione in B della storia degli altoatesini era stata segnata in estate dalla separazione da Lamberto Zauli che a giugno aveva lasciato l’Under 23 della Juve per misurarsi con la scommessa Sudtirol. Ma il 9 agosto rescindeva il contratto poco prima dell’inizio del campionato, dopo l’eliminazione nel preliminare di Coppa Italia, ad opera della FeralpiSalò, un 1-3 dopo il quale si iniziavano a puntare i fucili sul Sudtirol. Seguiva un inizio di campionato che dava ancora più fiato ai pessimisti. Tre uscite con Leandro Greco (già vice di Ivan Javorcic nella stagione precedente della promozione dalla C), e tre ko nelle sfide di campionato ad agosto. Nel frattempo la società non stava a guardare e iniziava un lungo corteggiamento a Pier Paolo Bisoli, individuato fin da subito come l’uomo giusto per la svolta. Ma Bisoli i primi tempi nicchiava, forse sperava in qualche piazza più blasonata, reduce com’era dalla bella salvezza ottenuta a maggio ai playout con un Cosenza dato da tutti per spacciato. Finché il 29 agosto firma per il Sudtirol e da allora è tutta un’altra storia, per lui e per il club. Sotto la sua guida, il rospo Sudtirol si fa principe e diventa la più bella rivelazione della B. Con lui in panchina, gli altoatesini viaggiano a una media da Serie A diretta: zero sconfitte, 2 punti spaccati a partita, giacché ne hanno fatti 20 in 10 gare, sbarcando in zona playoff, oggi occupano l’ultimo posto disponibile, l’ottavo. Morale, con un passo simile, se ci fosse stato Bisoli fin dalla prima giornata, il Sudtirol sarebbe a quota 26, cioè davanti alla Reggina seconda e a -4 dalla capolista Frosinone, cioé in zona A diretta. Come è stato possibile tutto ciò? Intanto, il Sudtirol non va descritto come una cenerentola alla scoperta della B ma come un club solido che preparava da anni l’ascesa al calcio italiano con programmazione e strutture d’avanguardia, compreso, col finanziamento della Provincia autonoma di Bolzano e del Comune, l’aver trovato rinnovato, giusto in tempo per la B, la bomboniera della stadio Druso, un gioiellino che da due mesi e mezzo vive partite entusiasmanti. Un cammino che ha cambiato anche il modo di predicare calcio di Bisoli. Fino alla scorsa stagione, era considerato il classico tecnico italianista, difesa arcigna e contropiede. Ora no, il suo Sudtirol, senza rinunciare ai principi del suo calcio di temperamento, va in campo per giocarsela a viso aperto con tutti. Prendiamo, ad esempio, l’ottimo 2-2 conquistato sabato scorso dagli altoatesini nella cattedrale del San Nicola di Bari. Con un 4-4-2 dinamico e sbarazzino, i ragazzi di Bisoli si sono portati sullo 0-2, grazie ai gol del centrocampista Fabian Tait (il capitano, altoatesino di Salorno, nel giorno della sua 300ª presenza in biancorosso) e il raddoppio di Raphael Odogwu, il centravanti nato a Verona da padre nigeriano e madre italiana, al suo 5° centro in B, niente male per un attaccante prelevato nel 2020 in C dalla Virtus Verona e giunto solo a 31 anni in B, senza mai grandi numeri da realizzatore, doti che sta scoprendo solo ora con Bisoli. Ma vere stelle non ci sono, conta la forza del gruppo, che deve restare affamato fino alla fine della stagione anche se l’obiettivo ufficialmente resta una salvezza il più possibile tranquilla. Ma almeno altri tre nomi vanno citati: il mediano Hans Nicolussi Caviglia, 22 anni, valdostano che si sta consacrando in Sud Tirolo, in prestito dalla Juve, autore del gol meraviglioso con cui gli altoatesini al Druso hanno sconfitto la corazzata Parma. La seconda punta Matteo Rover, 23 anni, un passato nei vivai di Juve e Inter, al Sudtirol dal 2019, già autore di 3 reti. Il difensore Giovanni Zaro, 28 anni, in Alto Adige dal 2021, ottimo debuttante in B (già 2 reti). LEGGI TUTTO